Ciciretti, “Amato” di nome e di fatto. Metà Benevento è lui

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Amato, di no­me e di fatto visto il sentimento dei beneventani, ha esultato con la fascia e la 10 sulle spalle.

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La leggenda delle streghe di Benevento, IV secolo a.C., ha da ieri una pagina in più.
La diavoleria è dei ragazzi in giallorosso: non hanno toc­cato palloni in area Juve. Ma al­la fine del primo tempo erano in vantaggio.

Merito di una strega tatuatissima, la più felice per la pozione da lui prepa­rata per intero. Amatino

Cici­retti si è procurato e messo dentro da solo una punizione.

E pa­zienza se la Juve ha rimontato: il suo gol resterà.
Come a lui, cuore romanista, è rimasta sul­la pelle un’altra rete ai bianco­neri. Ha un tricolore tatuato per ricordare il 17 giugno 2010, fi­nale Allievi vinta dalla Roma.
Dal 2012 ha lascia­to Trigoria e tira punizioni so­gnando che Pallotta lo riacqui­sti. De Zerbi si aggrappa a lui, anche se qualche giorno fa lo aveva bacchettato per il peso in eccesso.
Nei fatti però Ciciretti è mezzo Benevento: ha segnato 2 dei 5 gol del club in A. Così la squadra ieri è uscita a testa alta. «Giocare qui è proibitivo, però siamo stati battuti con dignità. Ma siamo in debito con i tifosi».
Ieri erano 2.000: per loro (e per Ciciretti) sarà comunque un pomeriggio da ricordare.
La Gazzetta dello Sport
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