Sfide calde per Napoli e Juve in Champions
MERTENS E HIGUAIN FATE I BIG IN EUROPA
D iversi per stile, identici per efficacia che poi, trattandosi di due centravanti, si traduce in una sola parola: gol. Dries Mertens e Gonzalo Higuain non sono soltanto le facce di Napoli e Juventus, ma anche gli specchi. Nel senso che, oltre a interpretare il ruolo di simboli delle squadre, ne riflettono e rimandano lo spirito: tanto guizzante e funambolico è Mertens, proprio come gli azzurri di Sarri, quanto potente e spietato è Higuain, esattamente in linea con la filosofia della Real Casa bianconera. Sono loro i mattatori di questo inizio di campionato, e ciò sia detto senza far torto a gente come Immobile, che con i suoi 14 gol ha trascinato la Lazio ai piani nobili del palazzo, o come Icardi, che con i suoi 11 sigilli (e stasera giocherà a Verona) ha riportato l’Inter a riveder le stelle. Mertens e Higuain, però, a differenza degli altri due, di questo spicchio di stagione rappresentano l’essenza. Il belga, un anno fa, di questi tempi, causa l’infortunio di Milik, ebbe l’intelligenza e la forza di cambiare il proprio destino: si trasformò da aletta sgusciante, molto fumo e poco arrosto (38 reti in 147 partite), in centravanti fatto e finito, perfetto terminale del disegno tattico inventato da Sarri (42 centri in 53 gare). Il flipper napoletano viaggia a ritmi supersonici tanto che lo stesso allenatore, di solito parco di elogi, ammette: «A volte abbiamo un predominio talmente elevato che ci fa perdere il senso del pericolo». Traduzione: le distrazioni sono figlie di una manifesta superiorità che è umanamente comprensibile può portare a un calo di concentrazione. Resta, tuttavia, la debordante bellezza di questa squadra che esibisce numeri da favola: 11 partite, 10 vittorie e un pareggio, 32 gol realizzati e 8 subiti. Per armonia e ricchezza di sfumature, la creatura di Sarri ricorda «La ronda di notte» del maestro Rembrandt: la scena è avvolgente e a dominarla, nei panni del capitano Cocq, si erge il piccolo Mertens. Nella vittoria della Juve sul Milan, sabato a San Siro, più del coro impressiona il tenore. I due «do di petto» di Higuain, quelli che squarciano la partita, sono degni di Pavarotti: precisi, potenti, da mettere i brividi. E su quegli acuti, che scuotono il teatro e imbambolano gli avversari, la Juve costruisce l’impresa. Dei bianconeri, fateci caso, a seconda del periodo storico, si dice che sono «vincenti», «solidi», «determinati», «potenti», «spietati», «concreti». Raramente alla Juventus si accosta l’aggettivo «bella». Eppure Higuain, a San Siro, ha fatto vedere a tutto il mondo che cos’è la bellezza. Nei suoi tiri, e nella preparazione degli stessi, c’erano tecnica, furbizia, rapidità, coordinazione e una non comune precisione. Adesso ai due mattatori della Serie A viene recapitata una richiesta non semplice da soddisfare: ripetersi in Europa, fare i fenomeni anche in Champions League. Domani Higuain a Lisbona contro lo Sporting, e mercoledì Mertens a Napoli contro il Manchester City. Incroci decisivi per capire quale sarà il futuro. Finora i due non hanno incantato nelle sfide internazionali, ma non si possono addossare sulle loro spalle tutte le responsabilità: il problema è che gli avversari di Champions sono più forti di quelli del campionato. Può essere banale dirlo, ma è la realtà. A Mertens e Higuain il compito di invertire la tendenza.