Luciano e Maurizio toscani di campagna. Giacca o tuta… ma sempre perfezionisti
Ci sono i toscani di sabbia e quelli di scoglio. Diversi per carattere e colore del mare. Luciano Spalletti e Maurizio Sarri vengono, invece, dalle campagne. Stessi profumi. Stesse colline che esaltano vigneti e olivi. Stesse radici. Eppure se li guardi sembrano appartenere a pianeti diversi.
Il tecnico dell’Inter è un inno all’eleganza, con un look curato in ogni minimo dettaglio L’allenatore partenopeo te lo immagini sempre in compagnia di quella sua tuta abbondante. Luciano riesce a trasformare le sue conferenze stampa in recite teatrali. Recite che possono durare anche un’ora, attento a non sbagliare mai una parola, un gesto. Maurizio considera le telecamere «nemici» simili ai centravanti delle squadre avversarie. Quindi un fastidio inevitabile ma comunque un fastidio e a volte si dimentica il politicamente corretto. Lasciandosi scappare parole e concetti che spesso gli si ritorcono contro.
Spalletti colleziona martelli e bastoni antichi custoditi gelosamente come il più prezioso dei tesori. Sarri non ha mai tradito l’amore per il ciclismo ereditato da un padre che ha corso ai tempi di Coppi.
I due hanno anche dei «miti» professionali diversi. Il tecnico del Napoli è stato stregato dalle idee di Arrigo Sacchi. Lucio ha mosso i suoi primi passi abbeverandosi al verbo e alle metodologie di lavoro del suo vecchio allenatore, e attuale ct Ventura. E negli ultimi tempi ha speso parole di vera ammirazione per Carletto Ancelotti. Che stima come uomo oltre che come maestro di calcio.
Due «Maledetti Toscani». Spalletti e Sarri sono di un perfezionismo che sfiora l’ossessione. Convinti, entrambi, che nel pallone siano i dettagli a fare la differenza. Sono ruvidi. Permalosi. Nessuno si faccia trarre in inganni dai sorrisi di Luciano e dagli sguardi a volte concilianti di Maurizio. Se li tradisci sei morto. Cancellato. Per loro la fiducia è una cosa seria. Che si concede solo a chi sa essere amico nel bene e nel male. E sono simili anche nel vivere lo spogliatoio.
Amano andare dritti al bersaglio senza troppi giri di parole. E se necessario utilizzando anche quel sano contatto fisico che accompagna tante rese dei conti delle loto terre. Perché il motto è: rispetto per tutti, paura di nessuno.
Stasera al San Paolo si abbracceranno. Ma non perché lo impone il copione. Perché è normale così. Poi ognuno prenderà la sua strada. Sarri seguendo con cura tutti quei riti scaramantici che hanno accompagnato la sua carriera. Fin da quando esercitava il mestiere negli stadi di provincia (vietato pestare le righe del campo, vero Maurizio?). E sognando di bruciare un intero pacchetto di sigarette nei novanta minuti. Spalletti regalando il suo repertorio di smorfie, scatti, braccia allargate, occhi feroci. La stessa partecipazione che accompagna i blitz nella notte nelle sue campagne alla ricerca di animali selvatici.
Sarri penserà al suo passato da difensore e agli attaccanti che contro di lui non segnavano per anni. Spalletti penserà a quando giostrava da centrocampista con piedi dignitosi e tanta grinta. Se potessero uno marcherebbe Icardi e l’altro servirebbe assist al bacio a Maurito. Diversi, insomma, ma con la stessa fame di vincere.
La Gazzetta dello Sport