Fernandinho: «Dovremo usare la testa contro una squadra bella in ogni reparto»
Poche volte è capitato di vedere allo stadio le scene alle quali abbiamo assistito sabato dopo il gol di Fernandinho allo Stoke City. Una rete straordinaria. Un destro da venti metri, fortissimo, con il pallone che si è infilato all’incrocio e ha quasi bucato la rete.
Il popolo del Manchester City è impazzito. Tutta la squadra, tranne il portiere Ederson, troppo lontano, ha festeggiato il centrocampista brasiliano. Ancora ieri, sull’inserto sportivo del Times, è stata riproposta la fotografia con i giocatori attorno al numero 25 del City. Ma il bello è avvenuto pochi istanti dopo. Il tabellone ha riproposto cinque replay del capolavoro di Fernandinho. E ogni volta che il pallone faceva sussultare la rete, i tifosi esultavano come se fosse una diretta e non una registrata.
Sui social e su YouTube il gol di Fernandinho è già un cult. Il ragazzo di Londrina, 32 anni, è al Manchester City dal 2013 dopo otto stagioni trascorse allo Shakhtar Donetsk.
Che cosa le piace del Napoli? «I quattro della linea avanzata sono straordinari. Mertens ha dimostrato di essere un grande centravanti e di avere il senso del gol. Hamsik e Callejon sono realtà consacrate. Mi piace molto anche l’italiano, Insigne. Ha i colpi del fuoriclasse. Ma il Napoli è bello anche a centrocampo e in difesa. I movimenti palla al piede e il pressing alto sono di altissima qualità. Si vede la mano di un grande allenatore. Complimenti a Maurizio Sarri».
E’ la partita più difficile della stagione del City? «E’ una sfida che ci costringerà ad usare molto la testa. La Champions League propone un calcio diverso rispetto alla Premier. E’ una gara impegnativa, ma noi vogliamo vincerla».
Il Manchester City è partito a razzo anche quest’anno. La scorsa stagione grande avvio, ma dopo la sconfitta con il Tottenham, cominciarono i problemi e la squadra si perse. C’è il rischio di ripetersi? «Credo che adesso ci sia maggiore solidità. La scorsa stagione erano cambiate diverse cose. La conoscenza e l’assimilazione delle idee dell’allenatore sono in uno stato decisamente più avanzato. Siamo più convinti e più padroni dei nostri mezzi».
Il mondo sta scoprendo Jesus, 20 anni e 13 gol in 17 presenze in Premier. «Jesus è partito con il piede giusto in Inghilterra e mi pare la cosa più importante. Ha cambiato paese, addirittura continente, adattandosi subito ad un nuova realtà. Lo ha fatto con estrema naturalezza e questo significa che possiede davvero qualcosa in più».
Il calcio sta invece riscoprendo il Brasile dopo il tonfo ai Mondiali 2014. «Tre anni fa si parlava di crisi irreversibile del nostro calcio, ma io non ho mai avuto dubbi sulla capacità di rigenerarsi. Il Brasile ha sempre prodotto talenti in quantità industriale. C’è una nuova generazione che potrà compiere grandi cose».
Si parla di Neymar, poi di tutto il resto. «Neymar è la star, non si discute. Attorno a lui c’è però una vera squadra, con molti campioni. Penso a Jesus e allo stesso Paulinho. Il nuovo Brasile può arrivare lontano già al Mondiale del prossimo anno in Russia».
Gazzetta dello Sport