Cannavaro: “Vogliamo consegnare un gioiellino al Vomero, lo stadio Collana ed un’accademy”
Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara vorrebbero (vogliono) restituire un’anima. «Aspettiamo le chiavi del Collana, che una sentenza del Consiglio di Stato del 13 febbraio, ribadita poi il 12 settembre, assegna alla Giano srl di cui siamo soci». E’ una Storia tipicamente nostrana, avvinghiata introni ai lacci d’una burocrazia urticante che Cannavaro & Ferrara, al tavolo con il professor Gennaro Ferrara – l’ex rettore dell’Università Parthenope – e di Paolo Pagliara – l’ideatore costruttore del progetto di rilancio – tentano di sradicare: sette milioni di euro di investimento per la messa in sicurezza, interventi su palazzetto, campo di calcio, pista e piscina, tribune con pannelli fotovoltaici. Prossimo stadio, la Napoli per sognare.
Cannavaro, perché? «Per consegnare un gioiellino alla città, al Vomero. Qualcosa che resti, in cui magari lanciare una Academy. Uno spazio per lo sport, per creare eventi».
Per ridare slancio, come sta facendo il Napoli.
«Queste sono soddisfazioni. Con le sette vittorie consecutive ha lanciato un segnale forte al campionato: siamo all’inizio, vale la classifica finale, ma cominciare così…».
Potrebbe sbilanciarsi chi ha indossato le maglie di Napoli, Juventus e Inter, nell’ordine le prime tre in classifica.
«Sarà una lotta stressante, alla quale parteciperà anche la Roma. Però a me sembra che Juventus e Napoli abbiano qualcosina in più».
Scelga una istantanea di questi primi due mesi.
«E’ il calcio di Sarri che ti prende. E’ arrivato tardi su certi palcoscenici, ma sta dimostrando di avere idee straordinarie. Il Napoli ti diverte e quando lo guardi ti chiedi: ma da dove nascono questi meccanismi che sembrano perfetti?».
Voleva Mertens in Cina.
«E’ sempre stato bravo ma da quando ha cambiato ruolo è strepitoso ed è diventato una autentica macchina da gol. Penso che metterebbe in crisi anche me. Sicuramente farebbe faticare Ciro…. Devo dire che non mi dispiace per niente, questo Dries».
Cosa chiede alla sua carriera?
«Sto studiando da ct… Io alla Nazionale sono legatissimo, ovviamente. Ma per il momento sono soddisfatto della mia esperienza, ho la possibilità di sperimentare e di sbagliare. Aspetto Lavezzi tra due settimane, ci giochiamo il terzo posto: ma noi pochi mesi fa eravamo in serie B».
A proposito di Nazionale…
«Non andare al Mondiale sarebbe una catastrofe sportiva. Un preoccupante campanello d’allarme per l’intero sistema».
Cosa dovrà scongiurare il Napoli e dunque dovranno augurarsi le altre?
«Un raffreddore ad uno di quei tre là davanti. Senza Milik, la coperta è diventata corta».
Trova analogie con i due scudetti?
«Epoche diverse. Il primo fu inaspettato; il secondo quasi una conseguenza naturale, perché aveva basi solide. Come quelle di questa squadra, di questa società che in dieci-dodici anni è arrivata così in alto».
E’ il momento della Var, la cui eco le sarà arrivata.
«Non mi piace molto, perché toglie a chi è in campo di vivere l’emozione del momento. Gli errori appartengono alla natura umana, lasciamoli».
Fonte: CdS