Ciccio Marolda: “Il Napoli gioca all’olandese”

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Un ALTRO omaggio a Guardiola GIOCANDO UN calcio ALL’Olandese

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Così Ciccio Marolda nel suo editoriale sul CdS

“E’ vero che la stagione è giovane, che praticamente è appena cominciata, ma non gli era ancora capitato di dover vincere per forza. Stavolta, invece, sì. Per la prima volta il Napoli s’è trovato con le spalle al muro. Al muro della Champions, perché dopo quello d’Ucraina un altro passo falso, un altro errore, un’altra presunzione l’avrebbe ignominiosamente spinto verso il titolo di squadra più scarsa del girone. Se non avesse vinto! Invece il Napoli s’è caricato di responsabilità e voglia di rivalsa e ha fatto il suo dovere. Innanzitutto ha fugato un dubbio. Anzi, un insopportabile timore: che seppure in fondo all’anima aveva deciso di tenere più per il campionato che per questa coppa. Non è vero. Roba da malpensanti. Il Napoli non s’è macchiato di questo peccato che sarebbe stato anche un’offesa al suo impegno, al suo lavoro, al suo desiderio di dar ragione a Guardiola quando dice che questa squadra – questa, ma non quest’ultima – può stare tra le migliori quattro o cinque al mondo. A patto che si mostri forte anche in Europa, si capisce.  
E allora il Napoli è andato in campo e quasi quasi ha fatto l’olandese assai più degli olandesi che gli stavano di fronte e ha vinto senza patimenti anche perché, contrariamente alle ultime bruttissime abitudini, s’è dato da fare già nel primo tempo. Il che dopo la striscia delle più recenti iniziali sofferenze pure è cosa interessante. E che potrebbe portare a pensare un paio di cose. La prima, più seria, che – salvo il cambio imposto dalla schiena del signor Albiol – contro un Napoli al completo e motivato (però con più ritmo, cari giovanotti) c’è poca trippa per chiunque; l’altra, assai meno seria, che per quello che s’è visto questa volta, in fondo all’anima il Napoli forse tiene più alla Champions che non al campionato. Napoli al completo, si diceva. Cioè, Reina compreso finalmente, il solito, vecchio, affidabile Napoli. Che probabilmente è forza e limite di questa formazione. Forza, perché pur se negli ultimi tempi ha cambiato un poco pelle, quegli undici, dodici, tredici che giocano con maggior frequenza sanno che cosa fare anche ad occhi chiusi; limite, perché poi bastano un paio di cambi per spezzare quest’equilibrio e ritrovarsi in mezzo ai guai. Questione di qualità delle seconde linee? Probabilmente sì. Che poi, pensando al campionato, è anche la grande differenza che c’è tra il Napoli e la Juve”. 

Fonte: CdS

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