CdS Campania – “AURELIO TUONA”: “Tavecchio deve mantenere la sua poltrona”

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«Serie A a 16, io ritoccherei il numero di squadre». Parla Aurelio De Laurentiis, e lo fa da Los Angeles, quando da lui è quasi l’ora di cena mentre il sistema Italia prova faticosamente a mettersi in moto. Vale per il Paese, vale anche per quell’industria chiamata calcio. Di format dei campionati si parla da tempo e, rispondendo alle domande di Luca Telese a “24 Mattino” su Radio 24, De Laurentiis entra in tackle sulla questione: «Se devo pagare lo scotto di avere squadre che giocano con i giocatori della B, per cui perdono 6-0, questo è un problema, un problema che io ho affrontato diverse volte con il presidente Tavecchio il quale, però, poiché deve mantenere il suo posto e la sua poltrona, ci sente e non ci sente e continua a dire: “Siete voi della Serie A che dovete imporvi”. E tu che ci stai a fare? Sediamoci tutti intorno a un tavolo e decidiamo, anche con la Uefa, come rimodulare e come rimodellare il calcio, affinché sia un calcio che accontenti tutti quanti».  

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Aggiunge: «Nel 1986 le squadre di 3 A erano 16, poi non si sa per quale motivo siamo diventati 20. Invece, se fossero ancora sedici con una sola retrocessione, sarebbero tutti più felici e tutti più competitivi». 

Attacco In… frontale. Al tema del format il numero uno del Napoli arriva per gradi, piazzando subito un paio di stoccate all’indirizzo di Luigi De Siervo, ad di Infront, l’advisor che gestisce la commercializzazione dei diritti televisivi. «Infront dice che porta soldi? Non è vero», attacca De Laurentiis. «Dice delle bugie che vanno bene alle piccole società di calcio, ma non vanno bene a quelle che vorrebbero un calcio competitivo. Per fare un calcio competitivo ci vogliono i grossi giocatori. Nell’ultimo mercato si sono spesi centinaia di milioni di euro per dei signori calciatori. Prima quando si faceva un’operazione da 40-50-60 milioni sembrava chissà che operazione, ora è diventata una follia. Allora tutto ciò pone un problema al calcio italiano che è molto indietro».  

Più della Liga. Il termine di paragone è la Liga spagnola, l’accusa a Infront è di non saper valorizzare i diritti sul mercato internazionale: «Gli spagnoli hanno un ad che la vede lunga, in tre anni ha risanato il calcio spagnolo. Se loro per l’estero prendono 700 milioni, non si capisce perché noi ci dobbiamo accontentare di 300-400 milioni. Se De Siervo non è capace di guidare una Ferrari e, invece di guidare una Ferrari vuol dimostrare che ha una Fiat, ha sbagliato casa. Lui può accontentare i piccoli club che hanno paura di non poter arrivare alla fine del mese. Allora noi, per poter pagare il finanziario delle piccole squadre, dobbiamo rinunciare all’economico». Critica il sistema di vendita pluriennale – «Vendo oggi quello che inizierò a utilizzare tra un anno per i successivi tre, ma non sappiamo cosa potrà accadere in un biennio» – e propone di affiancare all’advisor un uomo di fiducia dei club, così «non puoi andare a fare delle trattative al di sotto del calcio spagnolo, perché il calcio spagnolo ha l’Atletico, il Real, il Barcellona, grandissime squadre, ma noi abbiamo la Juventus, la Roma, il Napoli, l’Inter, il Milan, la Lazio, la Fiorentina». E’ andata diversamente e in serata De Laurentiis ha commentato: «Avrei preferito che due presidenti andassero a negoziare i diritti tv per l’estero con la presenza di Infront come advisor e non come negoziatore. Invece sono stati scelti l’avvocato Paolo Nicoletti, commissario della Lega Calcio, e Marco Brunelli (dg). Nulla in contrario per Nicoletti che stimo professionalmente. Invece trovo completamente inadeguata la figura di Brunelli». 
Le sette sorelle, appunto. Il Napoli conta di mettere in fila le altre sei e De Laurentiis, ancora «incantato per il gol di Mertens», alla domanda sullo scudetto risponde così: «A casa mia c’è una teca piena di corni, mi piace caricarli dell’invidia altrui…».

Fonte: CdS

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