Il Mattino – Con il gol Koulibaly si “vendica” dei cori razzisti

Jorginho: "Ventura allo Stadium? E' una sua scelta"

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Un vecchio adagio popolare dice che nel calcio la miglior difesa è l’attacco. Sarà per questo che un vecchio saggio come Koulibaly si è portato in avanti su un calcio d’angolo battuto da Ghoulam e si è fatto trovare puntuale sulla respinta corta di Strakosha buttando la palla in rete. Lo racconterà ai suo figli: quella volta che da difensore mi sono travestito da attaccante. Gioia che vale doppio per uno che solitamente per mestiere i gol li deve evitare, non certo farli.
Ecco perché al momento dell’esultanza non sapeva neanche lui bene cosa dover fare di preciso. Meglio lasciarsi andare all’abbraccio di tutto quel gruppo del quale oramai è uno dei leader. Intoccabile per Sarri che lo ha schierato in tutte le gare disputate dall’inizio della stagione. Piazzato al centro della difesa ad arginare le sfuriate avversarie, ma anche bravo a proporsi in avanti quando c’è da dare una mano ai compagni più avanzati.
E fare gol all’Olimpico, uno dei stadi dove è maggiormente subissato dai beceri buu razzisti (due anni fa Irrati sospese anche la partita), deve avere certamente un valore in più. Ha risposto nel migliore dei modi. Con un gol, certo, ma più in generale con una prestazione maiuscola in fase difensiva. È come se circolasse per il campo con un cartello bello stampato in petto: da qui non si passa. E infatti dalle sue parti non c’è trippa per gatti. Una sola sbavatura che poteva costare cara in occasione del gol del vantaggio della Lazio quando Immobile lo salta netto e mette la palla al centro per De Vrij. Poi basta. È Koulibaly show: come se si fosse accesa la macchina perfetta.
L’ultimo gol con la maglia del Napoli lo aveva realizzato il 20 maggio scorso contro la Fiorentina: anche lì una zampata ravvicinata. Il quarto totale da quando veste l’azzurro, ma il primo lontano dal San Paolo.
E se Koulibaly è stato il nono marcatore diverso in questa serie A per il Napoli, il decimo è diventato Jorginho con quel rigore trasformato nel finale. «Nell’intervallo ci siamo detti che dovevamo alzare i ritmi per metterli in difficoltà. Non credo che abbiamo fatto male nel primo tempo, nella ripresa a ritmi alti diventa difficile per chiunque difendere contro di noi. Se hai più opzioni per il passaggio tutto è più facile, grazie al movimento senza palla. Il campionato è ancora lungo, dobbiamo sicuramente stare con i piedi per terra con umiltà e cercare di vincere ogni partita. Dopo il gol ho voluto dedicare un pensiero ad uno dei miei migliori amici che ha perso il papà qualche giorno fa, ci tenevo a fargli sentire la mia vicinanza. Ventura allo Stadium? È una sua scelta, per me contava portare a casa questa vittoria su un campo molto difficile. Scudetto e Mondiale? Sarebbe il massimo, lavoriamo per realizzare i nostri sogni». Il playmaker italo-brasiliano aveva già fatto centro nell’andata dei preliminari di Champions contro il Nizza. Ancora su rigore, quando Mertens gli aveva ceduto il pallone per realizzare il gol del raddoppio. Poi avrebbe potuto segnare ancora contro il Benevento, ma in quell’occasione il belga aveva troppa voglia di scalare la classifica del marcatori. A Roma, però, è venuto il suo turno e dal dischetto è stato freddissimo. Il 4-1 contro la Lazio porta anche la sua firma.

La Redazione

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