C’è il Napoli in testa alle preferenze di Beppe Bergomi, campione del mondo 82, bandiera dell’Inter e della Nazionale, oggi tra i più apprezzati commentatori televisivi del nostro calcio, voce tecnica di Sky Sport, intervistato dal collega de “il Mattino” Angelo Rossi.
Si riprende dopo la sosta, le big a punteggio pieno, settembre con sette partite in venti giorni: assisteremo già a qualche strappo? «Una prima sorpresa già c’è stata: la vittoria dell’Inter in casa della Roma. Più o meno mi sembra un calendario equilibrato e poi di questi tempi è assurdo parlare di fuga».
Facciamo un’ipotetica griglia di ripartenza. «Juventus e Napoli sullo stesso livello, una fila indietro l’Inter, a chiudere Milan e Roma».
Sarri ha colmato il gap con Allegri? «Sì. Vedo un Napoli più forte e una Juve più debole: tra acquisti e cessioni non credo che i bianconeri siano migliorati. Gli azzurri non hanno commesso, invece, gli errori delle passate stagioni».
Cedere qualche big, giusto? «Esatto. Aver trattenuto i più forti è sintomo di solidità e di convinzione a differenza del passato, quando sono andati via Lavezzi, Cavani e Higuain».
Sta dicendo che si poteva vincere anche prima? «Faccio l’esempio della Roma: vendeva Samuel, Mancini, Chivu ed era l’eterna seconda dietro Juventus e Inter».
Questo del Napoli targato Sarri potrà mai diventare un ciclo vincente? «L’esperienza mi porta a dire che, quando ci giri intorno, prima o poi arrivi all’obiettivo. Il gruppo azzurro è nel pieno della maturità: non sono tra chi sostiene adesso o mai più, però quest’anno la chance è ghiotta, per me il Napoli ce la può fare».
Le altre come se le immagina? «La Juventus bene come al solito, frequenterà i piani altissimi. L’Inter è partita bene, vincere sul campo della Roma è stato un bel colpo, oltre che una grande iniezione di fiducia per un gruppo che viveva di depressione e per un allenatore nuovo. Il Milan ha cambiato tanto, Montella ha avuto i calciatori che chiedeva, ma non credo che sia pronto per lo scudetto. Non ho ancora inquadrato la Roma: ha incontrato evidenti difficoltà nelle prime due giornate, il segreto sta nell’assimilare in fretta gli schemi di Di Francesco. Dipende da quanto tempo impiegheranno i calciatori, i giallorossi possono finire primi o quinti».
Il Napoli è la più europea delle nostre formazioni? «Gioca un football gradevolissimo, che si avvicina al modello europeo. È la mia preferita anche se non è giusto trascurare la Juventus, che ha fatto due finali di Champions in tre anni. Mettiamola così: a livello di gioco meglio gli azzurri, per esperienza e mentalità i bianconeri sono avanti».
Le piacerebbe allenare il Napoli o la Juventus? «Non alleno, faccio l’opinionista: se potessi scegliere le partite, commenterei sempre quelle degli azzurri».
Il doppio impegno campionato-Champions penalizzerà la squadra di Sarri? «No. È stato fatto un mercato intelligente, con un sapiente turnover si potrà fare strada in Italia e in Europa. Il girone di Champions non mi pare impossibile, gli ottavi sono raggiungibili. Poi lì entra in gioco la buona sorte, se becchi il Real Madrid c’è poco da fare».
Pregi e difetti del Napoli. «Il suo gioco è una garanzia assoluta: nobilita i calciatori, è divertente per chi lo gioca, spettacolare per chi lo vede. C’è un aspetto che bisogna migliorare: saper gestire per 90 minuti la partita. Non si vince giocando alla grande per ottanta minuti, segnando un solo gol e rischiando negli ultimi dieci minuti. C’è sempre un momento della gara in cui all’improvviso subentra il black out e il Napoli non fa più il Napoli: invece per imporre il proprio calcio gli azzurri non devono calare d’intensità e di brillantezza, l’ideale sarebbe restare costanti per tutta la gara».
Leader e trascinatore con Sarri, oggetto misterioso con Ventura: quale idea si è fatto su Insigne? «È bravo, forse il talento italiano più interessante, mette la qualità al servizio della squadra, Napoli o Nazionale che sia. Partiamo dal presupposto che è più facile esprimersi nel club che in Nazionale. Il 4-3-3 gli dà più sicurezza, il 4-2-4 di Ventura alla fine altro non è che un 4-4-2. Nell’Italia è più sacrificato anche se apprezzo tantissimo il suo modo di comportarsi: non si lamenta, testa bassa e pedalare».
Sarri sa impiegarlo meglio?
«In Italia solo due allenatori riescono a esaltare il valore dei singoli: il primo è Sarri, l’altro è Spalletti».
Il Var sarà il grande protagonista della stagione? «Cambierà il gioco, soprattutto quello dei difensori. L’evoluzione delle regole favorirà gli attaccanti perché sarà sempre più facile concedere un rigore. Ma ci abitueremo in fretta».
La Redazione