P.P. Marino:”L’Atalanta può confermarsi, per il Napoli l’anno buono se non sottovaluterà partite come questa”

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Sulle pagine della Gazzetta ecco il doppio ex e le sue valutazioni

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Napoli, Atalanta: undici anni divisi in due squadre ed ere calcistiche diverse. Pierpaolo Marino, 63 anni, vedrà da felice disoccupato quello che è il suo derby del cuore.

Cosa fa adesso? «Sono in vacanza in Sardegna. Resto in attesa di una chiamata ma senza ansiolitici».

Come finisce Napoli-Atalanta? «Non chiedetemi il risultato, posso dire che sarà una partita spettacolare, con molti gol. Comunque vada, per me è una festa: mi permette dirivedere i momenti importanti della mia carriera»

Sarà al San Paolo? «No, la vedrò a casa, in tv».

Si considera più d.s. o d.g.? «Direttore sportivo: mi piace fare mercato, il campo mi mette allegria, gestire una società m’intristisce».

Ha lasciato l’Atalanta due anni fa: prima che cominciasse l’avventura europea. «Il mio compito si era esaurito, ero arrivato in una situazione di emergenza. A me piace lasciare un terreno fertile: ho voluto io la rescissione del contratto, i Percassi mi chiedevano di restare».

L’anno scorso la vittoria in casa con il Napoli è stata la svolta per l’Atalanta… «Sì, perché la squadra ha capito che nessuna impresa era impossibile. Al ritorno è andata anche meglio. Tolti sei punti su sei al Napoli: senza l’Atalanta la storia del campionato poteva cambiare…».

Il doppio impegno condizionerà l’Atalanta come successo al Sassuolo? «La rosa c’è, l’ambiente è carico come una molla. So che la società pensa soprattutto alla salvezza, a differenza di Gasperini. Che deve comunque cercare l’equilibrio, questa squadra può puntare alla metà sinistra della classifica».

Contro la Roma? «Non meritava di perdere, ha trovato un’avversaria utilitaristica. Guai se il Napoli la sottovaluta» Il Napoli? «Sta benissimo, oggi non ha paura di nessuno».

Scudetto: l’anno buono? «Deve ripetere l’andata di due anni fa e il ritorno dello scorso torneo. La Juve resta un gradino su: ha più fuoriclasse».

Sarri? «Ha fatto la differenza, gestisce il gruppo in modo semplice ed efficace. Essendo un autodidatta e avendo fatto la gavetta, assimila in fretta le cose. Quest’anno ha capito che può e deve fare il turnover».

Il miglior acquisto di Marino all’Atalanta? «Denis, ci ha tirato fuori dai guai quando siamo partiti dal ­6. La mia prima stagione, la migliore. Poi i giovani che ho lanciato. E sono contento di aver aspettato Masiello».

Il suo primo Napoli: Maradona. «Era una squadra che aveva vinto poco o nulla; c’era bisogno di costruire un gruppo di livello intorno al giocatore più forte del mondo, e il tutto con disponibilità economiche che non facevano pensare all’acquisto di campioni affermati».

Insigne come Diego?. «Ho firmato il tesseramento di Insigne, ho lavorato con Maradona: li considero miei figli e dico che certi paragoni fanno male a chi vengono fatti. Il che non significa che Lorenzo non possa diventare il miglior giocatore napoletano di sempre».

Il Papu Gomezèl’uomo in più dell’Atalanta? «È l’Insigne dell’Atalanta. Vedo molte analogie: stesso fisico, stessa generosità negli assist, stessa posizione: partendo da sinistra per accentrarsi» .

Il suo secondo Napoli: De Laurentiis. «La società era appena fallita, andava ricostruita: furono 5 stagioni intense con la doppia promozione dalla B alla A».

L’allenatore di riferimento? «Reja, l’ho voluto per far ripartire il Napoli e risollevare l’Atalanta che con Colantuono era in una situazione difficile».

Antonio Percassi? «L’imprenditore più valido che abbia mai conosciuto». Come De Laurentiis? «Ripeto: Antonio Percassi è l’imprenditore più valido che abbia mai conosciuto».

Le su e tracce in questo Napoli? «Hamsik: 5 milioni per uno di serie B poi diventato quello che è. Insigne, tesserato quando era nei Pulcini e Maggio».

Le tracce in questa Atalanta? «Tante: Caldara, Masiello, il Papu, Bastoni, Spinazzola».

Le sfide che non dimentica? «Quando ero all’Atalanta, il 3-1 al Napoli nell’anno del -6. Quando ero al Napoli, l’1-1 nell’anno dello scudetto con errore di Garella»

Fonte: gasport

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