L’approfondimento – di Riccardo Muni: “Eppure si potrebbe…”
Abbiamo parlato di razzismo contro Napoli ed i napoletani in occasione dell’ultima giornata dello scorso campionato; era Genova, ovviamente sponda blucerchiata. Alla prima giornata del torneo appena iniziato, ci risiamo a parlarne, poiché alcuni tifosi hanno saputo fare anche peggio dei loro colleghi doriani. Lo scenario, questa volta, è stato quello di Verona ed in qualche modo c’era da aspettarselo, visto il livello gretto del tifoso scaligero medio. Il razzismo perpetuo e impunito lo denunciamo, lo condanniamo, qualcuno trova utile strumentalizzarlo, colorandolo di nero che fa solo campagna elettorale, ma il problema rimane e nessuno sembra curarsene…quantomeno non sul serio! Nemmeno il sacrificio di Ciro Esposito, il cui omicidio è stato generato dall’odio verso i napoletani, è servito per scuotere le coscienze di chi sarebbe preposto a combattere il fenomeno. In tale occasione, i media e l’opinione pubblica sottolinearono più e più volte i dialoghi tra Genny ‘a carogna ed il capitano azzurro Marek Hamsik, parlando solo in maniera marginale dell’agguato fatto al giovanissimo tifoso giunto a Roma per assistere alla finale di coppa Italia. Solo qualche giorno dopo, l’Italia fu informata del vile attacco razzista. Il modello inglese, adottato nel paese di Queen Elizabeth all’indomani della tragica serata dell’Heysel, potrebbe essere utile alla causa italiana, ma per utilizzare il pugno duro occorre innanzitutto prendere coscienza della gravità del problema. Anzi, occorre innanzitutto convincersi che si tratta di un problema, che affligge un paese che si abbrutisce risucchiato da una crisi di valori senza precedenti. Viceversa, fino a quando si continuerà a definire il fenomeno goliardia piuttosto che razzismo, ci si limiterà a chiudere un settore dello stadio di turno, senza nemmeno interdire ai colpevoli l’accesso ad altri settori, consentendo agli abbrutiti tifosi di continuare a vomitare odio verso i napoletani, invocando pulizie etniche grazie all’aiuto del Vesuvio. Fino a quando non si volterà pagina in maniera seria e convinta, le tifoserie di turno, che si trovino o meno al cospetto di quella partenopea, continueranno ad insegnare ai propri figli questi deprecabili principi subculturali, mascherati da goliardia, che non avranno mai soluzione di continuità. A Verona hanno attinto a piene mani dal repertorio più volgare e becero: definendo i napoletani (calciatori compresi) scimmie, facendo passaparola per l’utilizzo della mascherina causa napoletani in giro e così via, così discorrendo. La domanda è: ma a cosa serve continuare con questo gioco al massacro? Ma davvero, in un paese che si definisce civile, c’è ancora qualcuno che si diverte così? Ma soprattutto: perché nel paese in cui è ancora vivo e forte il sentimento che si festeggia ogni 25 aprile, si soprassiede di fronte a tutto questo, tacendo quanto accade? Gli stessi telecronisti sono colpevoli di aver taciuto dei buh razzisti indirizzati al napoletano Insigne ogni volta che toccava il pallone. In definitiva, se davvero si vuole fare un salto in avanti a livello di civiltà, occorre stroncare questo fenomeno che spacca in due il paese. Per capire la VAR c’è tempo, per dire basta al razzismo il tempo è già scaduto! Avanti Napoli, Avanti!!!