Corr. Sera – Gente per bene e biglietti facili. Così si convince la gente ad andare allo stadio

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«È una bella giornata per il calcio», lo dicono tutti, i ministri Minniti e Lotti, i presidenti Tavecchio e Malagò. Lo è perché il calcio prova a riavvicinarsi alla gente perbene, soprattutto vuole riportarla allo stadio: e come convincere i tifosi di curva, ma anche le famiglie, a tornare ad assistere alla partita? Facendo quello che si può, visto che gli impianti «spesso sono ancora inadeguati e vanno ammodernati», come sottolinea il capo degli Interni. Perfino l’Olimpico, che per l’Uefa merita cinque stelle, richiederà interventi pari a 20 milioni in vista delle quattro partite dell’Europeo 2020 che ospiterà (ma una parte li pagherà il comitato organizzatore). Sarà dunque facilitato l’acquisto degli abbonamenti e dei biglietti, anche per chi segue la squadra in trasferta, con l’abolizione della tessera del tifoso che tante polemiche ha sollevato. «È una schedatura», denunciavano gli ultrà (e non solo loro). Ora i biglietti resteranno nominali e il posto sarà fisso, ma la famigerata carta non esisterà più. La sostituirà, se le società vorranno (e certamente vorranno), una fidelity card, che permetterà al tifoso cliente di legarsi ancora di più al club e di avere varie agevolazioni, un po’ come accade con la tessera del supermercato. Non solo: i biglietti potranno essere acquistati pure il giorno della partita e potranno farlo anche i tifosi in trasferta, ma non per il settore ospiti (la cui vendita chiuderà alle 19 del giorno precedente) e purché la gara non abbia restrizioni decise dall’Osservatorio. Le società avranno un ruolo centrale: potranno punire i propri tifosi con sospensioni o multe se non rispetteranno le regole stabilite da un codice etico (la Juve lo fa già). Ma il protocollo d’intesa tra ministro dell’Interno, ministro dello Sport, Figc e Coni, firmato nella sede della Federcalcio, rappresenta anche un ritorno un po’ nostalgico al calcio d’un tempo, perché — dopo dieci anni — potranno rientrare nelle curve i tamburi e i megafoni, sebbene sotto controllo. Lotti ne è entusiasta: «Quando ero bambino il ritmo dei tamburi scandiva le mie giornate allo stadio»; Minniti scherza: «Immagino sia contento, usa il megafono anche in Consiglio dei ministri». Daniela Stradiotto, presidente dell’Osservatorio del Viminale, si prende gli elogi di tutti. È un’anima importante di questo protocollo, chiarisce: «Vengono aboliti i voucher, vengono abolite le campagne “porta un amico”. E in tre anni tutto andrà a regime». Solo il capo della polizia Gabrielli, che da prefetto di Roma aveva voluto e difeso le barriere nelle curve, di fronte a tanti sorrisi sembra un po’ perplesso.

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Corriere della Sera

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