Storia azzurra – Savoldi scatenò l’entusiasmo dei tifosi tuttavia i suoi 14 gol non bastarono
Nei giorni in cui deflagrò l’affare Savoldi, a Napoli l’aria era pesante. Alla crisi economica si aggiungeva la spazzatura lasciata sulle strade a causa di uno sciopero dei netturbini, a cui il comune non pagava gli arretrati. Ebbe una certa eco sui giornali la dichiarazione amara e ingenua di Ferdinando Musto, ispettore generale degli addetti alla nettezza urbana: «Con la metà della somma spesa per Savoldi avremmo pagato tutti gli stipendi arretrati dei miei dipendenti». Ma mentre Musto si indignava, migliaia di suoi concittadini, inebriati dall’arrivo di “Mister due miliardi”, correvano a farsi l’abbonamento: furono circa settantamila, un record che confortò subito le casse del Napoli, dopo il robusto prelievo necessario a concludere la trattativa con il Bologna. Quanto a Savoldi, era davvero un eccezionale uomo-gol. Non bello a vedersi, sembrava correre con i piedi piatti e non dispensava magie da funambolo. Ma nei sedici metri era spietato, aveva istinto purissimo da predatore e quando staccava di testa diventava sublime, a dispetto dei suoi 175 centimetri. Beppe-gol si inseriva nel Napoli plas m a t o d a Luis Vinicio, a sua volta ex grande bomber partenopeo. Una squadra di grande spessore, con Burgnich libero e un centrocampo eccellente, impostato sulla regia di Juliano, sulla corsa dei mediani Orlandini ed Esposito e sulla fantasia di Braglia. In attacco, la spalla di Savoldi era Peppiniello Massa. Quei due punti che avevano separato l’anno prima il Napoli dallo scudetto sembravano ora un diaframma ampiamente perforabile. Dicono però che Vinicio rimpiangesse il suo Clerici, volato a Bologna. Un centravanti abile a creare spazi e dialogare con i compagni, più adatto di Savoldi al gioco che il tecnico aveva predicato con successo negli ultimi due anni. Lui, il vecchio “O’ Lione”, quello scambio miliardario non lo avrebbe fatto. Partì la stagione 1975/76 e inizialmente il sogno parve divenire realtà: Napoli primo dopo otto giornate, con sette gol del bomber. Ma il seguito non fu così glorioso: arrivò alla fine solo il 5º posto e Savoldi fu quarto tra i marcatori con 14 reti. A parziale consolazione la conquista della Coppa Italia, che gli azzurri avevano vinto solo nel 1962.
Fonte: CdS