Il Roma – Raul Albiol: “Ora dopo i complimenti noi vogliamo alzare un trofeo, lo merita la gente di Napoli”
All'interno la lunga intervista di Albiol dal collega del Roma Salvatore Caiazza
La classe non è acqua. E di classe Raul Albiol ne ha da vendere. Il difensore spagnolo ha cominciato la sua quinta stagione
con il Napoli con un solo obiettivo: vincere. È rimasto ancora in azzurro perché vuole sapere cosa si prova nel conquistare lo scudetto.
Avrebbe potuto tranquillamente tornare in patria viste le varie offerte arrivate. Tra cui quella del Valencia. Ma con Sarri si trova bene, ha scoperto un calcio bello e non vede l’ora di concretizzarlo in successi. Sì perché è motivo di soddisfazione ricevere complimenti dal punto di vista dell’estetica della pedata ma quando poi vedi gli altri esultare ci resti male. Ecco, quindi, che Albiol, intervistato da “il Roma”, si allinea a tutti quelli che hanno parlato di tricolore nel ritiro di Dimaro Folgarida. Dall’alto della sua esperienza sa che ci sono le premesse per arrivare prima di tutti. Al tempo stesso ha la consapevolezza che non sarà facile perché ci sono delle dirette concorrenti molto agguerrite. In primis la Juve. Bisogna stare attente anche alle due milanesi made in China e alla Roma che non si arrende mai. Qualcosa ha vinto Albiol in carriera. In Nazionale ha portato a casa due Europei e un Mondiale. Ha vestito la maglia del Real dopo essere stato protagonista con il Valencia e il Getafe. Quando giocava con quest’ultima rischiò di dire addio al calcio dopo un grave incidente automobilistico. Gli asportarono la milza ma la forza di volontà ebbe la meglio su tutto riuscendo a diventare un campione. Un campione che oggi si godono i napoletani.
Allora Raul è al suo quinto anno in maglia azzurra, può essere quello buono per lo scudetto? «Sì. Sappiamo che abbiamo una squadra per competere per lo scudetto. È difficile ma se ripetiamo il girone di ritorno con continuità tutto è possibile. Ci sono Juve, Roma, Milan e Inter molto agguerrite e quindi desiderose di vincere e giocare in Champions».
Quanto è cresciuto il Napoli dal primo anno di Sarri ad oggi? «Molto. Siamo cresciuti tecnicamente e mentalmente. Lo abbiamo dimostrato nel girone di ritorno. Siamo preparati bene per competere per lo scudetto».
È motivo di soddisfazione ricevere i complimenti per esprimere il più bel gioco d’Italia e forse d’Europa? «Facciamo un bel calcio ma dobbiamo vincere qualcosa. Dobbiamo anche essere cattivi. Dobbiamo pensare a vincere e a raggiungere gli obiettivi alzando qualche trofeo. La squadra lo sa. L’anno scorso abbiamo giocato alla grande e siamo arrivati terzi».
Lei che hai vinto tanto sa cosa serve per il definitivo salto di qualità? «Serve continuare con questo lavoro. Bisogna sapere soffrire e lavorare con umilità. Dobbiamo credere che siamo forti. Dobbiamo fare uno sforzo tutti affinché si raggiunga l’obiettivo massimo».
Avete iniziato la preparazione così come avete fino lo scorso campionato: sereni, concentrati in gran forma e segnando molto… «Sì ma non mi fido di questo periodo, può tradire le attese. In estate si può fare fatica all’inizio e avendo subito il preliminare di Champions c’è il rischio di sbagliare. Ci giochiamo un pezzo di stagione, serve concentrazione massima».
Il suo reparto, quello difensivo, è stato messo qualche volta in discussione per i 39 gol subiti. Come si può migliorare? «Alla fine la squadra ha fatto 86 punti. Con una brutta difesa non li fai. È stata una grande stagione. Possiamo migliorare. Il nostro gioco è d’attacco. L’obiettivo è aumentare i gol e abbassare il numero di reti subite».
Quanto è fondamentale Reina per questo Napoli? «Reina è importante per noi. È esperto. È la quarta stagione per lui col
Napoli, lotta dentro e fuori dal campo. Ha le qualità per il nostro gioco. È fondamentale e speriamo che rimanga».
La Juve è ancora scioccata per il ko in Champions, la Roma si è indebolita e le due milanesi, anche se hanno comprato molto, devono prima assemblarsi. Il Napoli, invece, ricomincia con gli stessi uomini. È un vantaggio?
«È un vantaggio avere la stessa squadra. Ma stiamo attenti. Qualcuno pensa che abbiamo finito bene e e quindi lo scudetto ci spetta. Invece dobbiamo fare tanti punti. Dobbiamo lavorare molto di più dello scorso torneo».
A proposito, quanto perde la Juve avendo venduto Bonucci? «Era un giocatore importante per loro. Difficile, però, che uno solo faccia la differenza. Gli attaccanti possono cambiare la squadra. È più facile sostituire un difensore che un attaccante».
L’anno scorso di questi tempi c’era depressione a Dimaro. Oggi c’è entusiasmo e c’è stato un vero e proprio assalto di tifosi mai visto prima. Significa che la gente ci crede… «Per noi è importante che la gente è carica. Noi vogliamo regalare a tutti una gioia. Tutte le società vogliono vincere lo scudetto. Solo una squadra può festeggiare e spero sia la nostra».
Da difensore come spiega l’exploit di Mertens da prima punta?
«Tutti sappiamo che era forte. Il primo anno con Benitez faceva la differenza dalla panchina. Ha sorpreso tutti ma sapevamo che era forte. Con le sue caratteristiche è riuscito ad integrarsi bene e a fare tanti gol».
Ad attenderla c’è gran parte della sua famiglia. Quanto conta per lei? «È importantissima. Voglio stare con loro tutto il tempo possibile. Per poter fare il mio lavoro ho bisogno di avere la serenità a casa e io ce l’ho».
Una moglie, cinque figli e qui c’è anche suo fratello Miguel, ma come fa a muoversi?
«Ci vuole un pulmino…».
Perché non hai giocato contro il Carpi? «Doveva riposare un difensore e allora è toccato a me. L’altra volta è toccato agli altri. Un po’ di turnover».
Teme un po’ di sana concorrenza? «No, anzi è meglio per tutti. Il mister può stare tranquillo perché
siamo ad alti livelli. Alla fine hanno qualità per poter portare benefici alla squadra».
Si è parlato tanto delle sirene spagnole. Ma quale è il suo futuro? «Sto bene qui, il mio pensiero è fare una grande stagione. Poi vedremo. Voglio vincere lo scudetto e poi ci penso».
Ma vorrebbe chiudere la carriera a Napoli? «Può darsi, qui o in Spagna. Vedremo. Ora voglio abbracciare la mia
famiglia».
La Redazione