All’ultimo momento, come nell’ottantaquattro. Portato via al Barcellona il 30 giugno, il 5 luglio salì tremante le scale dello stadio. Ieri, trenta giugno, è infatti arrivato l’ok per la grande festa fissata per il 5 luglio. Sarà che certe date fanno parte della storia…Allora in settantamila pagarono mille lire per sentirgli dire due parole e vederlo palleggiare tre secondi e trentatré anni dopo – saranno in trentamila, ma solo perché di più non ne faranno entrare in Piazza del Plebiscito, a celebrarlo ancora. Stavolta sarà la città ufficiale con tanto di fascia tricolore a consegnargli il certificato di figlio adottivo. Pergamena e chiavi d’una città che – con pergamena o senza – comunque è sempre stata sua. Certo, tra cinque giorni, non avrà quel “buco” nello stomaco che l’accompagnò su per le scalette del San Paolo nell’84, ma di sicuro gli torneranno in mente mille cose e mille volti della sua storia di napoletano ora anche onorario. A Maradona, infatti, sarà riconosciuta ufficialmente la profondità d’un rapporto con Napoli che certa intellighentia con la puzza al naso gli ha negato e gli nega ancora. E se c’è una curiosità, sta nell’attesa delle motivazioni della cittadinanza. Saranno solo sportive oppure no? Speriamo di no. Fosse così, infatti, qualcuno dimostrerebbe d’aver capito ancora poco del significato anche sociale dell’arrivo in città di quei riccioli ribelli. E una volta pure neri. Che vuoi Diego, il tempo passa per tutti. (F. Marolda, Il Corriere dello Sport)
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