L’approfondimento – di R. Muni: “L’ultima bandiera”
Dieci anni fa il Napoli faceva il suo ritorno in massima serie dopo il fallimento societario di tre anni prima. Al termine di una stagione esaltante ed estenuante al tempo stesso (la serie B è un torneo lunghissimo!), la squadra allenata da Edy Reja terminò al secondo posto, alle spalle della Juventus retrocessa un anno prima per i noti fatti di calciopoli. Fu quello, inoltre, l’unico caso in cui non ebbero luogo i playoff poiché il Genoa, terzo in classifica, accumulò un vantaggio di dieci punti sulla quarta, il Piacenza.
Il 2007, quindi, fu l’anno del compimento della rinascita del club azzurro che, risalito dall’inferno, doveva costruire una squadra che, con il tempo, avrebbe dovuto stabilmente collocarsi ai piani alti della serie A. Il primo acquisto fatto dall’allora diggì Pierpaolo Marino fu Marek Hamsik, diamante grezzo del centrocampo del Brescia, calciatore con spiccate doti tecniche a cui mancava solo di accumulare un bagaglio di esperienza che lo avrebbe proiettato nel grande calcio. Non fu memorabile il giorno della sua presentazione, quando esibì degli infradito più adatti ad una spiaggia che ad una conferenza. Tuttavia, le apparenze furno ben presto appannate dai fatti e dalle sue giocate. Oggi Marekiaro, come fu simpaticamente ribattezzato da Paolo Cannavaro durante un ritiro precampionato dell’era mazzarriana, è il capitano di una squadra che, in cuor suo, sa di poter scrivere la storia e di cui è bandiera, una delle ultime rimaste nel mondo del calcio che assomiglia sempre più ad una centrifuga impazzita. Ne ha avute di tentazioni il nostro capitano: ripenso ai tempi in cui era assistito da Mino Raiola ed al Milan che lo avrebbe ricoperto d’oro pur di averlo con se. Ripenso alla Juve che avrebbe fatto carte false (…e forse sarebbe ancora disposta a farle…) pur di averlo in bianconero. Hamsik però ha fatto prevalere il cuore al portafogli (e forse anche alla ragione) licenziando il procuratore più famoso in Italia e sposando la causa di una squadra e di una città che lo ha sommerso d’amore. Con questo gesto, Hamsik ha raccolto l’eredità di un altro monumento della storia del ciuccio, Beppe Bruscolotti che ha passato una vita in azzurro ed ha vissuto la sua vita per il colore del cielo e del mare.
Proprio come ‘o palo ‘e fierro, Marekiaro vorrebbe concludere la sua carriera con la nostra squadra del cuore non senza aver regalato alla gente di Napoli uno scudetto che avrebbe ancora una volta il gusto della rivalsa sociale. Ma Hamsik ha anche un altro azzurro da emulare e non si tratta di un calciatore qualsiasi ma di Diego Armando Maradona, che lo precede nella classifica dei marcatori azzurri di sole tre lunghezze. Hamsik è andato vicino al sorpasso del Pibe de oro già nell’ultima stagione ma, fermatosi a quota 112 gol, ha rimandato l’appuntamento alla stagione che sta per cominciare. Se ricordo ancora il Maradona pensiero, lui per primo sarebbe felicissimo di venire superato dalla cresta azzurra numero diciassette e se poi questo servisse per qualcosa di storico sarebbe una vera e propria apoteosi. Non sono mancati i momenti bui per il nostro capitano: ripenso al biennio rafaelita, quando fu relegato dal tecnico spagnolo Benitez ai margini della squadra. Per fortuna arrivò Maurizio Sarri a rimettere insieme i cocci di una gestione per certi versi scellerata e capitan Hamsik ha riavuto il ruolo di attore protagonista assoluto di un progetto che, dopo due lustri di crescita più o meno costante, necessita della sterzata definitiva. Ricollocato nella sua posizione naturale di mezzo sinistro, Hamsik è tornato ad essere il leader in campo e nello spogliatoio di un gruppo che, espulse le tossine dovute a qualche elemento troppo egoista (ogni riferimento ad Higuaìn è puramente voluto!), appare coeso come poche volte in passato e che avrebbe (a sentire le voci di corridoio) stretto un patto di ferro per spingersi oltre ogni ostacolo e oltre ragionevole previsione. A noi non rimane che gioire e festeggiare insieme alla cresta azzurra il decimo compleanno in azzurro e sperare che l’ultima bandiera del calcio ci regali la gioia che meriteremmo. Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni