ESCLUSIVA A. De Nicola: “Io ho giocato a calcio fino a quarant’anni. Sulla prevenzione l’Italia è all’avanguardia”
All'interno le parole del medico sociale del Napoli
Ilnapolionline ha intervistato il responsabile dello staff medico del’SSC Napoli Alfonso De Nicola in luce della sua grande esperienza in materia di medicina sportiva. Di seguito l’intervista.
La lesione al legamento crociato è uno degli infortuni più gravi per un giocatore, come si affronta dopo l’operazione la riabilitazione e con quali strumenti? “Un solo intervento di ricostruzione del legamento crociato, anche se c’è una lesione meniscalica che a volte si associa alla lesione del legamento crociato si risolve tutto in un solo intervento,con la riabilitazione, chiaramente, si studiamo tutti i metodi che servono non solo a riabilitare nel modo più completo possibile, ma soprattutto a prevenire delle ricadute. Quindi la riabilitazione e anche prevenzione di ricadute, se fai bene un trattamento riabilitativo è difficile che tu ricada nello stesso infortunio. Quindi le metodiche che noi studiamo sono volte soprattutto a evitare ricadute, a volte può succedere ma noi cerchiamo di comprendere il perchè, abbiamo ipotizzato alcune teorie che non riusciamo ancora a dimostrare. Purtroppo abbiamo bisogno di farne tante di riabilitazioni, e se devi fare riabilitazione vuol dire che l’infortunio è stato serio. E in particolare la riabilitazione del legamento crociato anteriore va fatta in equipe con l’ortopedico che si occupa di questo, nel nostro caso il prof. Mariani, con il fisiatra che deve organizzare tutto il percorso riabilitativo, un fisioterapista inoltre che abbia esperienza con calciatori e atleti in genere. Noi abbiamo organizzato questo, e sono andate bene per ora, e speriamo di aver capito perchè sono andate bene”.
Ricordando la tragica fine di Morosini nel 2012, crede che in Italia gli strumenti di prevenzione e intervento nelle emergenze mediche siano migliorati? “Allora noi in Italia devo dire che, secondo me, siamo all’avanguardia, tant’è che quindici giorni fa circa un atleta è morto in Cina, Tiatè, che due anni fa giocava in Inghilterra, in entrambi questi luoghi è l’atleta a doversi autogestire, si parla di ragazzi di 20/22 anni, che probabilmente deve fare delle cose per prevenire ma alla fine deve lasciare perchè non fa determinate cose. Queste patologie sono purtroppo asintomatiche, improvvise, tant’è che si parla di morte improvvisa e a questo punto bisogna essere attrezzati per la rianimazione con il defribillatore ed altri mezzi, noi facciamo due cose: prevenzione e intervento. In Italia c’è sempre più attenzione su questo tema anche se io credo che si può fare di più, perchè non ci siamo ancora”.
Qual’è lo strumento, o uno degli strumenti, più utile per la prevenzione di un infortunio per un giocatore? “Noi lavoriamo molto con la posturologia, questa è un riequilibrio delle lunghezze muscolari e della biomeccanica, per cui recupero della fatica post-gara visto il ritmo di una partita ogni tre giorni, e soprattutto il riequilibrio posturale per una migliore ergonomia di movimento, cioè se ti muovi meglio con meno difficoltà previeni molte patologie. Questo è il nostro modo di fare con i nostri terapisti che sono particolarmente specializzati sull’argomento con l’aiuto di qualche apparecchiatura che abbiamo e altre che dobbiamo ancora avere e lo sviluppo di altre metodiche”.
Sarri ha affermato che non gli piace giocare alle 12,30, a livello medico lei che ne pensa? “Non credo ci sia una grande differenza, anche perchè giocano due squadre che sono nelle stesse condizioni, anche se credo che la partita, quindi l’impegno massimale, debba essere fatto nello stesso orario degli allenamenti, o viceversa, però non è sempre possibile e siccome si gioca ogni tre giorni questo programma non si può sempre applicare”.
Come vede il suo futuro, al Napoli, o c’è il ritiro all’orizzonte? “Io sono ormai affiancato da persone validissime, quindi il mio lavoro diventa sempre meno importante, nel calcio Napoli, io vorrei continuare sempre cosi, perchè mi piace il lavoro, il calcio e la mia vita. Però devo considerare anche che i sacrifici che devo fare per portare avanti questo lavoro sono molti, e voglio realizzare ancora alcuni sogni”.
Avrebbe voluto giocare a calcio da bambino? “Io ho giocato a calcio fino a quarant’anni, ho giocato con i dilettanti e mi sono divertito, le migliori amicizie che ho le ho fatte lì, e consiglio a tutti i giovani di provare”.
Intervista a cura di Raffaele Trematerra
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