Wish List: Kasper Dolberg

Ad Amsterdam si aggira un diciannovenne che ha tutta l'aria di essere un predestinato.

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Se settimana scorsa ci siamo divertiti ad immaginare un vice-Callejón nella persona di Milot Rashica, sette giorni dopo proviamo ad immaginarci un Napoli bisognoso di un centravanti. Sì, ma non un centravanti qualsiasi: uno capace di trovare un buon compromesso tra l’iperattività offensiva di Mertens e la fisicità dirompente di Milik.

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Un primo identikit porterebbe al danese Kasper Dolberg, attaccante dell’Ajax, classe 1997. Il suo rendimento parla chiaro: 26 presenze in campionato, 14 gol e 6 assist. Un diciannovenne chiamato dai lancieri proprio per sostituire quel Milik partito in estate. E fidatevi: nei pressi dell’Amsterdam ArenA, nessuno sembra nutrire più tanti rimpianti per il buon Arek.

Un estratto dal libro "Quello che Dolberg sa fare meglio".
«Piacere, sono Kasper Dolberg e nel weekend butto giù le porte».

Sponda, corsa per le vie centrali e attacco della profondità: la prima GIF gli varrebbe da sola come curriculum, come un piccolo bignami delle sue abilità e delle cose che sa fare meglio. Dolberg è un giocatore essenziale, eppure tremendamente elegante, dotato di ottime qualità tecniche ed ottime qualità fisiche.

La stazza, infatti, non è di certo trascurabile: 187 centimetri, portati però aristocraticamente su e giù per il campo. La velocità non è una delle sue doti principali, ma ha comunque grande passo e una clamorosa capacità di rubare il tempo ai difensori. Inoltre, è un giocatore che adora affondare palla al piede per la zona centrale del campo. Quando viene incontro, Dolberg tende spesso a bullizzare le macchinose difese oranje, facendo perno sul proprio controllo palla e puntando direttamente la porta. Con risultati ottimi, aggiungerei.

Riceve, si gira e punta direttamente la porta: nel mondo di Dolberg non esistono vie di mezzo.
Riceve, si gira e punta direttamente la porta: nel mondo di Dolberg non esistono vie alternative.

Il tiro è palesemente la sua dote migliore. Anzi, per certe cose il termine «dono di Dio» sarebbe più appropriato. Un destro stordente che, unito al suo bisogno istintivo di cercare la porta appena possibile, rende Dolberg un soggetto pericoloso anche a metri e metri e di distanza. Un destro tanto clamoroso, quanto un sinistro però altrettanto assente. Imparare ad usare il piede debole è sicuramente uno dei limiti che Dolberg dovrà superare una volta approdato in un campionato meno comodo di quello olandese.

Anche se cercare dei limiti nelle doti di questo ragazzo è davvero un reato. Spesso è tutto nella sua testa: Dolberg è un giocatore talmente convinto dei propri mezzi e del proprio strapotere fisico, che spesso compie la scelta sbagliata. Non sarà un caso, quindi, vederlo partire centralmente a testa bassa, per poi finire in bocca a schiere e schiere di difensori che sono lì ad attenderlo.

Raccoglie il pallone vagante e, invece di allargare sulla sinistra, si avventura senza successo tra le maglie avversarie.
Raccoglie il pallone vagante e, anziché allargare sulla sinistra, si avventura senza successo tra le maglie avversarie.

E’ questa l’ironia di Dolberg: proprio quella sua devastante e ossessiva capacità di affondare centralmente, spesso e volentieri gli si rivela come un difetto congenito e limitativo. Un difetto che rischierebbe di trasformarlo in un giocatore facilmente prevedibile per il resto delle difese europee, decisamente più esperte e navigate di quelle olandesi.

Tutto ciò, però, è in parte dovuto anche al gioco stesso dell’Ajax. Bosz ha strutturato la squadra proprio per esaltare il dinamismo e le doti di raccordo del giovane Dolberg e utilizzare così le vie centrali del campo come principale via di sviluppo offensivo. E poco importa se questo ha finito per ridurre all’osso il numero di cross e per limitare quindi le abilità d’area del danese. Già, perché Dolberg è un giocatore che ama soprattutto coinvolgere i compagni, triangolando con loro o mandandoli direttamente in porta. E quando tutto va secondo i piani, qualcosa di bello accade.

Quando non è impegnato a portare a spasso tutta la difesa avversaria, Dolberg è anche capace di cose simili.
Quando non è impegnato a portare a spasso le difese avversarie, Dolberg è anche capace di regalare ai compagni cioccolatini del genere.

Dolberg è un giocatore esteticamente superiore agli altri, un’estetica che però non toglie spazio all’efficacia e alla pragmatica tipica del centravanti. Un giocatore dal potenziale immenso, che ha come confini solamente quelli olandesi. Uscire dall’Eredivisie per provare a migliorarsi e a variare il proprio gioco, sarebbe per Dolberg un toccasana per la propria crescita e per la propria realizzazione.

Il danese resta soprattutto un centravanti che a Sarri farebbe comodo e non poco. Un giocatore che unisce stazza, dinamismo, tecnica ed eleganza. E in un reparto offensivo ancora dubbioso della permanenza di Mertens e della reale utilità di Pavoletti, ritrovarsi un giocatore come Dolberg sarebbe una manna dal cielo. Una punta capace di usare il fisico, dialogare con i compagni e puntare dritto verso la porta: praticamente un’arma di distruzione di massa se posta tra le mani di Maurizio Sarri.

La capacità di coinvolgere i compagni e andare a spaccare le difese avversarie.
La capacità di coinvolgere i compagni e andare a spaccare le difese avversarie.

Insomma, Kasper Dolberg è il modello-tipo del centravanti completo, con nel repertorio tutto quello che serve per poter essere un predestinato. E quando in Olanda ne passa uno con queste doti, i paragoni con i vari Bergkamp e Ibrahimovic finiscono con lo sprecarsi. Ad agosto Dolberg era semplicemente chiamato a raccogliere l’eredità lasciata da Milik. Adesso ha finito con il richiamare a sé l’attenzione dei maggiori club europei.

Anche quello del Napoli? Di certo lo speriamo…

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