Sarri: “C’è un calciatore che è cresciuto tantissimo. Riguardo ai giovani…Il contratto è un mio fatto personale!”
Sarri non abbassa la guardia, sprona la squadra a credere ancora nel secondo posto, dà un’altra bella stilettata alla Roma sugli otto rigori in più ricevuti, conferma che lo scudetto dovrà essere un sogno e non un obiettivo di partenza e rivela che l’incontro di fine stagione con De Laurentiis potrebbe avvenire o meno ma non cambierebbe nulla ai fini della programmazione futura perché il presidente potrebbe interfacciarsi con il direttore sportivo Giuntoli.
Crede ancora nel secondo posto?
«Abbiamo l’obbligo di crederci, dobbiamo pensare solo a noi stessi e fare una partita seria contro una squadra forte per prendere punti. Le possibilità non sono molte: dovremo provarci con tutte le nostre forze contro una squadra organizzatissima. Ho grande stima dell’allenatore, la società è forte e la società si è mossa benissimo riuscendo a costruire una squadra giovane con tanti giocatori di grandissima prospettiva».
Se Mertens dovesse vincere la classifica cannonieri, sarebbe una sua vittoria: la squadra lo aiuterà per centrare l’obiettivo?
«Le scelte devono essere avallate dal campo, ma le possibilità si moltiplicano quando c’è la qualità del giocatore. La squadra deve prima aiutare se stessa, il resto arriverebbe come logica conseguenza. Se facciamo una grande partita sicuramente Mertens avrà qualche chances in più».
Con Albiol e Koulibaly sono stati subiti solo dieci gol, sono loro il punto fermo anche per il futuro?
«La linea difensiva è in grande crescita, anche se il nostro modo di giocare ti porta a tante letture diverse e qualcuna si può sbagliare. Spero ci sia crescita anche in altri giocatori facendola diventare competitiva con più interpreti».
Sarà ancora più difficile a Genova trovare la giusta concentrazione rispetto al match con la Fiorentina visto che le possibilità di secondo posto si sono ridotte?
«La Samp è un’ottima squadra con un livello di organizzazione notevole, quindi può mettere in difficoltà chiunque. Noi dobbiamo crescere come mentalità, questo è un banco di prova: la squadra se è convinta farà una grande partita anche in una situazione difficile».
Albiol e Insigne hanno parlato del sogno scudetto: le fa piacere sapere che la squadra ripartirà con questa mentalità?
«Entrambi hanno parlato soltanto di un sogno. Questo potrà porterà grandi motivazioni, a Dimaro dovremo preoccuparci solo di trovare una condizione decente per cominciare una bella stagione».
Incontrerà il presidente De Laurentiis per parlare della prossima stagione?
«Può darsi di sì e può darsi di no e comunque penso che siano affari interni. Se succede è normale, se non succede è normale lo stesso perché c’è un direttore sportivo che è responsabile dell’area tecnica e potrà incontrarlo tranquillamente lui».
Dispiace finisca il campionato proprio ora che il Napoli è così in forma?
«La sensazione è che la squadra stia bene sia fisicamente che mentalmente ed abbia entusiasmo. I dati dell’ultima partita sono in linea con i migliori stagionali, una cosa che difficilmente si verifica a fine maggio. La stagione è stata lunga e c’è ora la necessità di tirare il fiato, ma c’è la sensazione che con altre 5-6 partite avremmo potuto dire ancora la nostra».
Sull’addio di Totti?
«Si parla di uno dei più grandi talenti in assoluto del calcio europeo degli ultimi cinquant’anni. Mai visto un giocatore come lui che spalle alla porta con un tocco mette il compagno in condizione di segnare. A un certo punto della sua carriera ha fatto anche l’attaccante con assoluta dimestichezza. Un fuoriclasse assoluto, di dimensione mondiale: non c’è altro che alzarsi in piedi e applaudirlo».
La gratifica di più il lavoro fatto su Higuain per il suo titolo di capocannoniere o su Mertens che ha segnato così tanto da centravanti?
«Portare un giocatore al record assoluto di gol in serie A è gratificante ma la base c’è perché Gonzalo è un fuoriclasse assoluto e c’era solo da tirargli fuori il potenziale. Dries è un altro giocatore fenomenale, se sta facendo bene solo ora è un limite nostro. Ce ne siamo accorti con qualche anno di ritardo, visto che ci ha messo solo un mese a diventare un grande attaccante centrale. Quindi abbiamo sbagliato tutti, me compreso, che lo ritenevamo un fenomeno ad entrare e spaccare le partite in corso. Invece questo ragazzo messo di fronte alle proprie responsabilità ha dimostrato che eravamo dei co…».
Tra i giocatori che ha avuto a disposizione chi è cresciuto di più?
«La più grande gratificazione me l’ha data Jorginho perché l’ho visto crescere a livello tattico e di personalità e diventare un punto di riferimento dal punto di vista del gioco. I giovani stanno crescendo in maniera esponenziale, mi riferisco a Diawara, Rog che stanno venendo fuori in maniera simile, Milik ha tanto da poter tirare fuori. Quello con cui si fa più fatica è Zielinski perché ha le stimmate del fuoriclasse».
A chi assegna l’oscar della stagione?
«Al gruppo che si è messo in discussione, un gruppo forte e solido che non ha mai traballato nelle proprie convinzioni dopo sconfitte e disavventure».