Benevento, Lucioni ha un motivo in più per battere il Perugia
Più di un telecronista non aduso ad assistere alle performance del Benevento, s’è lasciato scappare nel corso della stagione una frase colma di meraviglia: «Ma che ci faceva uno come Lucioni in Lega Pro? Lui vale anche più della B». Il capitano giallorosso, che la cadetteria l’aveva già giocata a Reggio Calabria, continua a regalare prestazioni da cineteca. E’ lui che incarna lo spirito indomito della squadra giallorossa, ternano di nascita, sannita di adozione, sempre più radicato nel territorio dopo l’unione con la beneventana Valeria, che da poco più di un mese gli ha regalato un erede, Gabriele. Se il Benevento strappa applausi, lui fa incetta di otto in pagella. Anche contro lo Spezia, di cui era un ex, ha vestito i panni del protagonista. Perfetto in fase difensiva, sempre pericoloso nelle sue sortite offensive. Dopotutto la squadra giallorossa sembra essere arrivata in ottime condizioni a questi play off e pur senza fare proclami li affronta con la determinazione di chi vuole arrivare fino in fondo: «Ci tenevamo tanto a regalare questa vittoria ai nostri tifosi – ha detto – del resto era solo la prima prova di questo torneo post-season e noi vogliamo andare avanti, non ci vogliamo fermare». Lo “zio”, come ormai lo chiamano tutti da queste parti, ha fatto registrare contro lo Spezia la 111esima presenza (la 42ª stagionale) con la maglia giallorossa in appena tre stagioni e di quel soprannome ha fatto addirittura un brand: ha la fascia personalizzata con quella scritta e da quello si è ispirato anche per il nome del suo ristorante all’ombra dell’Arco di Traiano, che si chiama “Arcozì”. «Per uno scherzo del destino fu Ceravolo a coniare quel soprannome quando eravamo alla Reggina: trovò una mia foto e disse che ero uguale a Bergomi. Da allora sono “lo zio” per tutti». Lui più di ogni altro vorrebbe regalare questa nuova promozione alla città che lo ha adottato, perché, come si dice, l’appetito vien mangiando: «In effetti siamo ad un passo dalla storia e ci piacerebbe arrivare fino in fondo». Senza contare che le sue origini ternane fanno del Perugia una rivale da abbattere più di qualunque altra: «Ho già giocato dei derby col Grifone anche quando, giovanissimo, ero ancora in rossoverde: in effetti c’è molta rivalità. Ma ora la cosa più importante e pensare alla squadra, non alle cose personali. Servirà tanta forza mentale, ci aspettiamo una mano anche da chi non ha giocato. Del resto il Benevento è una squadra di uomini veri che può arrivare molto lontano».
Con Baroni c’è un feeling straordinario, basta uno sguardo per capirsi e per trasmettere i suoi pensieri al resto della squadra: «Il mister – dice il capitano giallorosso – è un uomo vero ed è capace di darci sempre la carica giusta. I risultati di questo connubio sono sotto gli occhi di tutti».Corriere dello Sport