Nel Paese delle dietrologie, dove c’è un alto deficit di cultura calcistica, alberga sempre il sospetto e così s’invoca la contemporaneità delle partite. Lo hanno fatto nelle ultime ore Genoa ed Empoli. Peccato che dal 2010 11 sia stato deciso che la contemporaneità vale soltanto per l’ultimo turno di campionato. O meglio, è garantita la contemporaneità per le squadre che sono ancora in lotta per un obiettivo ma la Lega si riserva la facoltà di spalmare la giornata in più blocchi, fino a un massimo di tre in due giorni. E chi ha deciso tutto questo? Le società, le stesse che a turno si sono lamentate in questi anni dimenticandosi di aver votato il regolamento in tempi non sospetti. E di averlo puntualmente confermato. Fino al 2008 la contemporaneità delle partite era garantita per le ultime quattro giornate, nei campionati 2008 09 e 2009 10 venne limitata agli ultimi due turni. Dal 2010 11 è rimasto il santuario dell’ultima giornata. Guarda caso, la liberalizzazione del calendario è proceduta di pari passo con l’esplosione dei diritti televisivi, cioè la fonte di sostentamento delle squadre. È l’era del calcio spezzatino. Ora, si può pure ragionare sull’opportunità di far giocare allo stesso orario le gare che intrecciano gli interessi di diverse squadre. Ma sarebbe assurdo derogare in corsa al regolamento, assecondando i capricci dell’ultimora. Ed è ciò che pensa, sotto sotto, il commissario Tavecchio. Il quale non ha ricevuto ancora nessuna rimostranza ufficiale, ma si è già fatto un’idea di cosa risponderebbe nel caso: io sono arrivato solo ora, potevate pensarci prima.