Chi segnalò per primo Maradona in Italia? La “lettera” di Pastorin
«Ho trovato un campione per il Toro: è Maradona»
Ma chi segnalò per primo all’Italia l’acerbo talento di Diego Armando Maradona? L’allenatore napoletano, Gianni Di Marzio, che nel 78 – all’epoca guidava gli azzurri – lo vide giocare a Buenos Aires e lo indicò al suo presidente Ferlaino anche se le frontiere erano chiuse? O lo scrittore argentino Osvaldo Soriano, che nel 79 scrisse a Giovanni Arpino: «Mi raccontano gli amici che in un piccolo club di Buenos Aires, Argentinos Juniors, si trova la salvezza del Torino. Si chiama Diego Armando Maradona ed è, stando al parere dei giornalisti e dei miei amici stessi, il miglior giocatore (sebbene sia bassetto) degli ultimi trent’anni (…). Certo, tutte le grandi squadre, e il Barcellona, lo vogliono comprare; costa, credo, cinque milioni di dollari. Se il Torino possiede questa cifra di denaro è salvo. Dicono che accanto a lui Sivori è un energumeno».
Quella segnalazione calcistica tra letterati è ricordata nel nuovo libro dello scrittore e giornalista Darwin Pastorin «Lettera a un giovane calciatore: il calcio non è solo un gioco, è un sentimento forte», dedicato ai campioni conosciuti da questo italo-brasiliano – cresciuto alla scuola giornalistica di Tuttosport e di Vladimiro Caminiti dopo aver tentato la carriera di calciatore nella Juventus – e a tutti coloro che si emozionano quando vedono il pallone che rotola. Pastorin ha conosciuto molto bene Maradona. Nell’84, inviato del quotidiano sportivo torinese, seguì a Barcellona la trattativa lunga quasi due mesi per l’acquisto del campione da parte del Napoli. Lui e tre giornalisti napoletani – Antonio Corbo del Corriere dello Sport-Stadio, Franco Esposito del Mattino e Rosario Pastore della Gazzetta dello Sport – volarono dalla Spagna a Napoli sullo stesso aereo di Diego e ne raccontarono le emozioni prima dell’abbraccio con la città e i nuovi tifosi.
Per Pastorin, non vi sono dubbi. «Diego è stato il migliore di tutti, nei secoli dei secoli: amen». Egli trovò una speciale sintonia con Napoli e i suoi figli più piccoli. «Per me resterà il Borges del calcio. Per tanti bambini napoletani è stato Sandokan e il Corsaro Nero, Superman e Spiderman, tutti insieme». Nella sua lunga carriera, Darwin ha saputo fondere la bella scrittura e l’assoluta competenza, raccontando sempre con dolcezza le storie dei campioni, anche quando diventavano sofferte, come quella di Maradona, il poeta maledetto del pallone più volte sul punto di vedere stroncata la sua esistenza, non soltanto la sua carriera, dagli abusi. Cominciati non a Napoli, ma a Barcellona, dopo il più grave infortunio subito da Diego, quello alla caviglia sinistra per il durissimo colpo del basco Goichoechea in una sfida BarçaAthletic Bilbao. «Quando sei in certe condizioni psicologiche devi sperare di avere al tuo fianco gli amici giusti. Il Pibe ne troverà tanti, ma sbagliati. E saranno albe di eccessi, sfiancanti, perdute. Tutto per allontanare il tarlo della paura», scrive Pastorin.
A Maradona hanno dedicato film e libri. Soriano avrebbe voluto scriverne uno, rivela Darwin, che durante un festival letterario colse l’emozione di Luis Sepulveda mentre parlava al cellulare con Diego. «Era Maradona, sul serio», disse alla moglie. Maradona, unico e inimitabile, fuoriclasse e tribuno, figlio del popolo e amico dei potenti di Centro e Sud America, l’uomo che era contro il Palazzo ed è poi diventato consulente del nuovo presidente della Fifa Infantino. Chi è stato, chi è, chi sarà Diego? «Da giovane avevo la grinta della fame. Passata la grinta della fame, ho avuto la grinta della gloria. Adesso, ho la grinta della vita». Alla quale si è disperatamente aggrappato quando il baratro era là, veramente a un passo.Fonte: Il Mattino