L’ amarezza di Ferlaino: “Non sono riuscito a far capire quanto fummo straordinari. Per vincere occorre il rischio d’impresa”

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Corrado Ferlaino non era al San Paolo, dove le porte sono state chiuse, ed ha provato una profonda amarezza. La sua reazione da presidente di quegli azzurri è stata forte: «Un’offesa per chi ha scritto la storia dando l’anima per vincere qualcosa per questa città e questa squadra. Perché non esiste il Napoli di oggi e il Napoli di ieri, ma c’è solo il Napoli e dovrebbe essere amato e rispettato a prescindere dai tempi e dai personaggi». Gli ex campioni lasciati fuori dai cancelli dello stadio dove avevano regalato una grande gioia a Napoli il 10 maggio ’87. «Evidentemente è colpa mia se non è stato compreso lo straordinario lavoro che venne fatto: ma sono un ingegnere, non un comunicatore…». Il club di De Laurentiis ha annunciato una festa al San Paolo tra due mesi, a cui parteciperanno Maradona – il capitano degli scudetti – e il Napoli di oggi. «Sempre se si farà…». Ci sarà Ferlaino? «Non lo so». A fine luglio l’ingegnere venne contattato da De Laurentiis per la festa organizzata al San Paolo il 1° agosto in occasione dei novant’anni del Napoli: era all’estero e declinò l’invito. Non è più tornato al San Paolo e si augura di farlo presto, magari in occasione del terzo scudetto. «Per quale calciatore tifo adesso? Impazzivo per Higuain, però poi mi ha tradito. Mi piacciono molto Insigne e Mertens». Non c’è feeling con De Laurentiis. Rispetto sì, per i risultati e la linea programmatica. «L’attuale gestione ha principi chiari, che appunto vanno rispettati. Ma bisogna rendersi conto che o si pensa ai bilanci o si pensa a vincere. Il Real incassa 650 milioni a stagione, però è il club più indebitato. I calciatori buoni servono per vincere e i calciatori buoni vanno pagati tanto. È il rischio di impresa: se non investi, non incassi». L’ex dirigente azzurro ha ricordato la notte insonne prima dello scudetto. «A Soccavo io e Bagni non chiudemmo occhio immaginando cosa avremmo visto al San Paolo la domenica». Trent’anni dopo, chi avrebbe pensato di trovare le porte chiuse? (Il Mattino)

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