Cannavaro si difende: “I napoletani sono arrabbiati con me… ma sono un professionista, che cosa dovevo fare?. La SSCN mi ha definito core ‘grato…non lo sono”
«Con la testa, nettamente con la testa». Paolo Cannavaro mima persino il gesto e sgombra l’ultimo dubbio sull’episodio che nei minuti di recupero ha rischiato di gettare altro veleno sulla gara tra Sassuolo e Napoli. «Damato è stato bravo, non l’ho colpita con la mano». L’ex capitano azzurro è vicino al bus degli azzurri, mentre abbraccia i vari componenti dello staff azzurro. Parla con loro, li saluta con affetto. I figli sono lì ad aspettarlo con pazienza. Il piccolo Enrico, il figlio di Gaetano e il nipote di Enrico Fedele i suoi storici procuratori, è appena andato via: lo ha tenuto per mano durante l’ingresso in campo. «La gente napoletana è arrabbiata con me… ma sono un professionista, che cosa dovevo fare?», spiega allargando le braccia. Sul suo profilo Instagram, allo scoccare del 90′, è un fioccare di insulti. Ma è uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, tra chi dice che non doveva essere proprio lui, il cuore di Napoli, a spezzare il sogno per il secondo posto e chi, invece, lo difende spiegando che certo non poteva scansarsi. «Mi dispiace che proprio io ho dovuto frenare il Napoli nella corsa alla Champions: sono a pezzi, non ho energie. Per la prima volta in carriera ho finito una partita con i crampi perché il Napoli è una squadra straordinaria, spettacolare, come poche in Italia», dice mentre attende i vecchi compagni. I tifosi azzurri sono spietati, lo accusano di aver voluto consumare la sua personale vendetta, di avere ancora il dente avvelenato per non essere rimasto a Napoli. «Sono parole ingiuste», confessa. Per salutare Lorenzo Insigne è dovuto andare nella saletta dell’antidoping visto che l’esterno azzurro era stato sorteggiato per i controlli. «L’ho visto, mi ha detto che è felice per il rinnovo. E io gli ho detto: e ci credo… con quello che guadagni». Paolo e Lorenzo sono stati a lungo compagni di stanza, tra scherzi, canzoni napoletane e altro. «Il sito del Napoli mi ha definito core ngrat e mi spiace…non lo sono… sono solo uno che fa il proprio dovere. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo». La figlia gli mette fretta, lo prende per la manina e lo tira verso l’uscita. Cannavaro fa fatica ad andare via, circondato com’è dall’affetto di tanti vecchi amici. Sui social si accaniscono contro di lui. Cannavaro legge tutto, si rammarica. «Il Napoli può ancora prendere la Roma, il campionato non è finito qui. Loro devono giocare ancora il derby e devono affrontare il Milan e la Juventus. Certo, hanno un buon vantaggio ma i miei ex compagni non devono mollare. Sono in grande condizione, corrono come dei forsennati. La strada è lunga e sarebbe un peccato non provarci fino alla fine», dice ancora mostrando la sua anima da tifoso. Quella che ha dovuto mettere da parte per novanta minuti.
Il Mattino