Eppure il primo Napoli di Milik era una bellezza. In estate, Sarri aveva sostituito il più grande capocannoniere della Serie A di tutti i tempi con un ragazzo di 23 anni, bella promessa, anzi, un futuro certo, al quale era stato concesso un bonus di fiducia e di tempo per prendere il posto di Higuain. Quel bonus non è stato consumato, nemmeno intaccato, visto che Milik è entrato in un attimo nella nuova squadra e ha colpito subito: doppietta decisiva a Kiev in Champions, doppietta contro il Milan, doppietta contro il Bologna. A metà settembre era già dentro il Napoli. Sarri aveva modificato la posizione delle ali, spostandole un po’ più all’interno, dalle fasce arrivavano i cross alti per la testa del polacco che, sullo stacco e sul tempo dello stacco, era imbattibile.
Poi Milik si è fatto male e Sarri ha avuto l’idea giusta: Mertens centravanti. Il belga ci ha messo poco per trasformare l’emergenza in sicurezza, la precarietà in titolarità. Lo ha fatto a suon di gol, ma rendendo più rapido, più tecnico, più scintillante il palleggio finale della sua squadra. Ma quale centravanti improvvisato, Dries è un centravanti vero a cui piace fare gol come a pochi altri.
E siamo arrivati alla terza fase, Milik è tornato a disposizione e si imponeva una scelta: riportare Mertens sulla fascia o portare il polacco in panchina? Bisognava tenere in considerazione anche un altro aspetto, marginale ma non troppo: dopo l’infortunio di Milik, il Napoli a gennaio aveva acquistato Pavoletti, che non ha mai trovato lo spazio sperato. Tenendo fuori Milik, Sarri avrebbe tenuto fuori due centravanti veri per farne giocare uno da lui inventato. La decisione è stata il turn-over fra campionato e Coppa Italia: Mertens titolare in campionato, Milik in Coppa. Il problema è che al Napoli viene un calcio naturale col belga, mentre deve ripensarlo (e quindi perdere il tempo giusto per l’esecuzione) quando in campo c’è il polacco. Sia all’andata che al ritorno Milik non è mai arrivato alla sufficienza e non solo per colpa sua o per una condizione che, giocando così poco, fatica a ritrovare. E’ il gioco della squadra che oggi non lo prevede. Se all’inizio della stagione i cross alti erano uno sbocco naturale, adesso sembrano forzati. Eppure, mercoledì il Napoli ha provato due volte a cercare Milik con palloni oltre i due metri di altezza, sul primo da sinistra (nel primo tempo) il polacco non ci è arrivato per un soffio, sul secondo (nella ripresa) ha colpito bene, ma Neto ha fatto una paratona. Due cross alti in un’ora di gioco (Milik è uscito al 16’ del secondo tempo) sono niente, soprattutto se nei restanti 30 minuti (quelli di Mertens) sono arrivati due gol e altre occasioni, tenendo la palla sempre a pelo d’erba.
Il problema esiste adesso e si riproporrà nella prossima stagione se resteranno a Napoli tutt’e due i centravanti, quello vero che oggi soffre e quello inventato che oggi (e non solo oggi) vola. A meno che Sarri non pensi a un modulo nuovo, a due ali (Callejon e Insigne) e due centravanti (Milik e Mertens). Potrebbe diventare la nuova frontiera del Napoli. Da un inventore come l’ex allenatore dello Stia ci si può aspettare di tutto.
Fon te: CdS