CdS – Diawara, l'”enfant prodige” che ha rubato la scena e il posto a Jorginho

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Amadou Diawara ha giocato complessivamente 1658′, con un’apparizione in piùrispetto a Jorginho, ma siamo in tutti i modi di fronte ad un vero e proprio enfant prodige, partito dall’Africa occidentale ed arrivato ancora adolescente in Italia, che ha immediatamente rubato la scena e ripetutamente anche il posto al collega di reparto, nonché omologo. In principio però non era proprio così: Amadou, approdato a Napoli appena diciannovenne (per circa 15 milioni dal Bologna, club col quale non s’è poi lasciato tanto bene dopo una travagliata estate), ha dovuto dapprima completare il tirocinio previsto per l’apprendimento degli schemi sarriani. Evidentemente un gioco da ragazzi per lui che c’è riuscito in un lasso di tempo molto breve, rispetto anche ad altre new entry. Un ambientamento lampo sotto tutti i punti di vista, ove si consideri che in quattro e quattr’otto (cioè dopo soli due mesi dall’inizio della stagione in corso) ha esordito, facendo la sua prima apparizione con la maglia azzurra addirittura in Champions: venti minuti contro il Besiktas al San Paolo (2-3) subentrando proprio a Jorginho, ed in seguito riuscendo persino a scalzarlo. Non a caso, ma a suon di prestazioni pregevoli, bruciando letteralmente le tappe ed i tempi per introiettare aspetti e risvolti d’un dispositivo di gioco del tutto nuovo per lui. Riuscendovi di sicuro con grande applicazione e professionalità ma anche, e principalmente, con una predisposizione ed una padronanza dei fondamentali che ne fanno (già), innegabilmente, un piccolo “crack”.

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Insomma, non è proprio da tutti esserci col Real Madrid all’andata ed al ritorno e, per giunta, giocandole entrambe dall’inizio alla fine. Non è cosa per tutti debuttare appena diciannovenne in un club ormai d’ampio respiro internazionale, mettendo da parte timori e pudori, spendendosi sin da subito col piglio del veterano. Tanto che lo stesso Sarri ebbe ad osservare: «Non so se ha grande personalità o grande incoscienza. Ma va dentro con una prepotenza che ci dà coraggio». Probabilmente più la prima che la seconda o, forse, un ben riuscito mix fra le due. Se ne sta rendendo conto lo stesso tecnico: del resto, contendere una maglia arrivando quasi dal nulla, ad un fior di centrocampista come Jorginho, non sembra poi cosa da tutti.

Corriere dello Sport

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