Retroscena – Rebecca Corsi (Marketing Empoli): “Quando Maurizio mi chiedeva…”

La responsabile del marketing: "Se non fosse per noi, Sarri non sarebbe arrivato a Napoli"

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Domani, 19 marzo, si gioca Empoli-Napoli ed è anche la festa del papà. Una figlia d’arte sarà in tribuna al Castellani e si tratta di Rebecca Corsi, responsabile marketing del club toscano di suo padre Fabrizio. Una sorta di secondo papà per Rebecca è stato anche Maurizio Sarri che nei suoi anni passati sulla panchina dell’Empoli ha creato un rapporto davvero speciale con la figlia del presidente.

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Dal punto di vista emotivo che partita sarà per lei? «Come famiglia siamo molto legati a Maurizio e lui è molto legato a noi. Credo anche che se non fosse stato all’Empoli, oggi Sarri non sarebbe arrivato a Napoli».

In che senso? «Qui ha vissuto delle stagioni indimenticabili per tutti e gli è sempre stata data carta bianca per poter lavorare alla sua maniera, senza pressioni o preoccupazioni».

Ma ora siete andati avanti. «Anche per rispetto degli allenatori che poi sono venuti dopo di lui». Il Sarri fuori dal campo? «Difficile da raccontare».

Perché? «Maurizio è un professionista: ha i suoi credo e le sue convinzioni, e lavorare con lui non sempre è stato facile».

Parla dell’aspetto del marketing? «Certo, perché è un allenatore che pensa soprattutto al campo».

Ci faccia un esempio. «Mio padre organizzava spesso cene a casa con lui e dirigenti e ogni volta si faceva una fatica incredibile a convincerlo a uscire da casa. Anche solo per due ore. Non voleva mai smettere di concentrarsi sulla prossima partita. Una volta mi disse Rebecca, dici a tuo padre che non ce la faccio, e a quel punto l’ho tranquillizzato e gli ho detto di stare a casa e riposare».

Insomma, una persona di famiglia… Anche di più. L’ho sempre abbracciato in maniera totalmente familiare, come se abbracciassi uno zio. Semplicemente lo adoro: con lui mi sono sempre divertita non solo calcisticamente parlando, ma anche “umanamente”. Il ricordo più divertente? «Il primo anno di serie A arretrammo le panchine per rendere lo stadio all’inglese e a lui questa cosa proprio non andava giù, si sentiva troppo lontano dal campo. E allora, prima delle partite, tentava di avvicinarle. Si faceva aiutare dagli addetti al campo e le spostava di un metro e mezzo sperando che non ce ne accorgessimo».

Da Sarri ai giocatori che sono passati da Empoli prima di arrivare a Napoli. «Tonelli è un fratello per me. Ci siamo sentiti per gli auguri quando è diventato papà e so che continua a farlo quasi quotidianamente con i magazzinieri e con mio padre».

E poi c’è anche Hysaj: «Lo abbiamo visto crescere dal settore giovanile. L’altro giorno ascoltavo un’intervista e morivo dal ridere perché ha ancora un po’ di accento toscano».

La Redazione

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