Papu Gomez: “Ero quasi dell’Inter”

«Stramaccioni mi chiamò, poi tutto svanì Ora voglio batterla e andare in Europa»

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Il Papu ai microfoni del CdS:

 

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Papu Gomez, con che spirito domenica affronterete l’Inter a San Siro? «In passato se l’Atalanta avesse fatto 0 punti in tre partite consecutive contro Napoli, Fiorentina e Inter poteva essere considerata una cosa quasi normale, mentre adesso siamo arrivati a giocarcela quasi alla pari con le grandi».

Il 2-0 di due settimane fa al San Paolo lo ha confermato. «Il Napoli lo avevamo battuto già all’andata e abbiamo provato a fare una gara simile: attenti, compatti dietro e pronti a ripartire. Siamo stati bravi».

Potete fare un’impresa anche a San Siro? «Perché no? Noi in questo momento siamo in grado di battere quasi tutte le squadre di Serie A e vogliamo lottare con Milan, Inter e Lazio per entrare in Europa. Quello di domenica sarà uno scontro diretto, ma non un match decisivo perché mancano ancora troppe giornate alla fine».

Giusto che l’Atalanta pensi “solo” all’Europa League oppure può addirittura sognare la Champions? «Arrivare terzi è difficile perché Juventus, Roma e Napoli sono un gradino sopra le altre. La classifica comunque dice che siamo vicini e se il Napoli sbagliasse un paio di partite…».

Sa che dal giorno del suo ultimo gol all’Inter, il 4 marzo 2012, sono passati 5 anni? «Tanto tempo… Speriamo di riuscire a spezzare questo tabù anche se per me conta solo far risultato».

Una rete però le serve per andare in doppia cifra e stabilire il suo record. «Arrivare a 10 gol era l’obiettivo che mi ero posto tempo fa e la squadra mi ha aiutato tanto. Ho già battuto il mio record personale, ma non vogliamo fermarmi proprio adesso, a… un passo dal traguardo».

Quanto merito ha Gasperini per il salto di qualità che ha fatto? «Tantissimo perché fin dal primo giorno di ritiro lui ha messo nella mia testa e in quella degli altri la sua idea di calcio. Abbiamo faticato a capire certi meccanismi, ma quando abbiamo preso fiducia, i risultati sono arrivati».

Qual è la principale dote di Gasperini? «Non fa sentire nessuno titolare e così si spiega il fatto che lancia di continuo i giovani: con lui la domenica gioca chi dà il meglio in settimana e in settimana nessuno può rilassarsi».

Perché Gasperini non ha fatto bene all’Inter? «Per me la società non ha avuto la pazienza di aspettarlo. Nelle grandi è normale che se non ci sono i risultati, possa arrivare un cambio in panchina e lui non è stato neppure favorito dal fatto di essere arrivato in un gruppo di campioni che pochi mesi prima aveva festeggiato il triplete. Cambiare la mentalità di quello spogliatoio era complicato».

Si aspettava che il suo ex compagno Gagliardini potesse avere subito un simile impatto all’Inter? «Francamente sì perché ha personalità e nessuna paura di provare la giocata. Non si è fatto condizionare dal peso della maglia e ha continuato a fare… il Gagliardini».

Non pensava che la valutazione da 22 milioni più bonus potesse essere una zavorra? «Un briciolo di timore poteva esserci, ma conosco Roberto: è umile, semplice e sapeva che, a dispetto della valutazione, all’Inter non lo avrebbero aspettato. Doveva dimostrare subito il suo valore e ci è riuscito».

Lo trova diverso? (Sorride) «Forse si prende più cura dell’immagine e dei capelli. Adesso gioca in una squadra… più internazionale».

Quanto ha perso Atalanta con l’addio di Gagliardini? «Per me niente e i numeri lo dimostrano: abbiamo continuato a vincere e in classifica siamo rimasti in alto. Merito di Freuler, Grassi, Cristante e degli altri che lo hanno sostituito».

Dopo la partita scambierà la maglia con Gagliardini? «Magari sì. All’andata ho preso quella di Banega con il quale siamo stati compagni nella nazionale Under 20 che ha vinto il Mondiale in Canada. Con noi due c’erano anche Aguero, Zarate, Di Maria, Moralez, Fazio e Romero. Non avevamo una brutta squadra…».

Perché Banega sta faticando in Italia? «La Serie A non è facile e non si può paragonare alla Liga spagnola. Qui c’è bisogno di tempo per capire gli avversari e tante altre cose. Lui però è veramente un fenomeno e può fare la differenza sempre».

Se potesse togliere uno degli argentini a Pioli, chi sceglierebbe? «Icardi perché mi piace molto e in area di rigore è fortissimo. Ha i movimenti tipici dei grandi attaccanti e, anche se non riesce ancora ad essere sempre nel vivo del gioco, davanti alla porta non perdona».

E’ vero che lei avrebbe potuto essere compagno di squadra di Icardi all’Inter? «Era tutto fatto. Stramaccioni (nella primavera 2013, ndr) mi voleva e c’era l’accordo su tutto, ma fu mandato via e… puff».

Poi è stata la volta di Montella che ha provato a portarla a Firenze, mentre a gennaio le è arrivata una telefonata della Roma. «Confermo che a gennaio da Roma mi hanno chiamato, ma non era facile andar via a metà campionato da Bergamo: avrei lasciato qualcosa a metà e non mi piaceva come idea. So quello che mi ha dato l’Atalanta e ho chiarito subito che, se la Roma mi voleva, doveva comprarmi. Avrei sostituito Salah che era in Coppa d’Africa e gli altri infortunati, ma dove sono, sto bene».

L’idea di indossare la maglia di una grande almeno una volta in carriera non ce l’ha? «Certo che ce l’ho e spero di avere un’opportunità prima o poi. Penso di aver fatto una bellissima carriera perché in tutte le squadre nelle quali ho giocato credo di aver lasciato il segno. Spero di riuscirci anche qui all’Atalanta, ma ho 29 anni e ho sempre ambito a misurarmi con l’Europa League o con la Champions League. Non è una questione economica, ma di obiettivi personali».

Per mettere tutto a posto sarebbe sufficiente che l’Atalanta si qualificasse alla prossima Europa League. «Per noi sarebbe come vincere lo scudetto».

Oppure dovrà aspettare che il suo amico Simeone vada all’Inter... «Nella vita non si sa quello che può succedere. Il Cholo mi ha allenato al San Lorenzo e al Catania e io ho ancora 4-5 anni ad alto livello».

Fonte: Coriere dello Sport

 

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