E’ la sfida tra due attacchi stellari, tra le squadre che hanno maggiore confidenza con il gol in Italia. La Roma è stata la più prolifica nel 2016, davanti al Napoli di una sola rete. Negli ultimi mesi la squadra di Sarri l’ha scavalcata, sfruttando il revisionismo tattico di Spalletti, che è passato a giocare con un difensore in più e un attaccante in meno. Oggi la Roma ha tre gol in meno (57), distribuiti in dieci giocatori. La Roma segna spesso da dentro l’area, solo sette reti sono arrivate da tiri da fuori, con Nainggolan che è diventato lo specialista. Proprio i tre migliori goleador giallorossi hanno deciso le ultime due sfide con il Napoli. Lo scorso anno Nainggolan, a ottobre una doppietta di Dzeko e il sigillo finale di Salah hanno permesso a Spalletti di espugnare il San Paolo. Poi c’è il Napoli, la macchina «da guerra», che gioca come sa e come vuole – quando può – e poi procede di goleada, com’è successo a Firenze e a Verona (furono tre), a Cagliari (furono cinque) o a Bologna (furono sette): eccolo il calcio verticale, quello che si è un po’ appassito recentemente, ma che dal 2 ottobre scorso, e sono ormai otto trasferte, non ha mai smesso di produrre emozioni. E’ un Napoli che ha in Mertens il suo principe azzurro, uomo senza macchia e senza paura. L’anno scorso, prima stagione di Sarri, sono state messe a segno (complessivamente) centosei reti, ottanta delle quali in campionato; due e tre anni fa, con Benitez, fece poco peggio, arrivando a centoquattro. Stavolta è a sessanta in campionato: gliene mancano venti per battere se stesso ed il proprio primato in serie A. E i gol servono, perché possono portare in Champions.