Il Napoli non si è lasciato inghiottire dal Bernabeu, la nottata è passata, il quattordicesimo risultato utile consecutivo (in campionato) ribadisce la forza d’una squadra che sa scrollarsi da dosso e da dentro le scorie, lo stress e le tensioni. Per ammorbidire il Chievo basta mezz’ora, un colpo di genio del solito Insigne, il graffio di Hamsik e una autorevolezza ch’è nei fatti. Quattro cambi (fuori Albiol, Zielinski, Diawara e Mertens, dentro Maksimovic, Allan, Jorginho e Pavoletti) non incidono nella manovra, Sarri chiede verticalità, percussioni, attacca sugli esterni (soprattutto a sinistra), porta Insigne a travestirsi, da falso dieci. Insigne brilla di luce propria, fa l’esterno ma entra “nel campo”, inventandosi trequartista o regista offensivo, prendendo iniziative, suggerendo per Callejon, poi quel pallone (31′) soltanto chi ha talento come lui può domarlo nell’area, tenerlo basso, ignorare Cacciatore e Gobbi e sistemarlo nell’angolo lontano. Il Napoli ha la testa sulle spalle, non indietreggia, rimane inchiodato alla sfida attraverso la sublime interpretazione di Jorginho in regia, poi taglia, allarga e restringe il campo, respira e colpisce alla giugulare del Chievo con la rasoiata di Hamsik (38′) che ringrazia la caparbietà di Allan. Intanto, qualcosa è cambiato: il brasiliano s’è fatto male (tocca a Zielinski), Maran è intervenuto inserendo Meggiorini e il Chievo sembra almeno presente. Lo spegne di slancio Zielinski, ma i veneti sono diversi con De Guzman. Koulibaly si deconcentra e trasforma in cadeau per Meggiorini: 1-3. La lucidità va evaporando, ma la difesa è comunque agevole, nonostante Maksimovic debba (36′) opporsi con il corpo a De Guzman. Il contropiede, a quel punto, diventa un’arma pure per rifiatare, o magari per regalare felicità a Giaccherini, al quale viene annullato impropriamente il gol della sicurezza assoluta (41′); però pure per sondare Milik, che c’è. Un gigante per amico è meglio avercelo: la lotta resta dura….