Gasperini: «Il Napoli? No, le nostre rivali sono Viola e Inter»

«Battessimo gli azzurri ci toccherebbe lottare per la Champions. I giovani in Nazionale? Un premio, ma quanti stage...»

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«A volte, partite di questo genere, in questa fase del campionato, regalano risultati imprevedibili» è la premessa di Gian Piero Gasperini. L’Atalanta, invece, è meravigliosamente prevedibile e micidiale nel suo filotto da urlo. Dovevano essere 9 punti con Cagliari, Palermo e Crotone. E la tabellina del tre non ha fatto cilecca. Ma nessuna vittoria è facile e Gasp lo puntualizza subito: «Oggi è stata una gara complicatissima, contro un ottimo Crotone che nel primo tempo ci ha messo in difficoltà, lavorando bene con l’anticipo sulle traiettorie – spiega il tecnico dell’Atalanta ­, chiudendo i varchi e giocando con intensità e muscoli. Andavamo in affanno nei tempi di gioco, soprattutto a centrocampo. Aver vinto una gara del genere è segno di maturità e solidità. Questa partita ci aiuterà molto per il futuro».

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CAMALEONTICA

Atalanta capace di cambiare faccia nella ripresa: «Ho provato prima ad accentrare Gomez e poi ho abbassato Kurtic per dare superiorità in mezzo al campo – ragiona Gasp ­, e con questa mossa è migliorata anche la prova di Kessie e Freuler. Abbiamo trovato il gol e poi potevamo chiuderla, ma va benissimo così. Era una gara spigolosa e abbiamo dimostrato una qualità importante: saper trovare soluzioni diverse nei momenti complicati, adattandoci e cambiando pelle anche con gli stessi interpreti, senza fare cambi». Ora Napoli, Fiorentina e Inter. Una da vincere, in primis, delle tre? Gasp se la ride: «Beh, contro Fiorentina e Inter sono scontri diretti. Ma se vinciamo anche con il Napoli va benissimo… A parte gli scherzi, uscire bene da queste sfide, significherebbe davvero dimostrare che possiamo giocarci l’Europa fino alla fine». Un poker di atalantini nello stage azzurro, Caldara, Conti, Spinazzola e Petagna: qualche fastidio? «Beh no, era un appuntamento programmato da tempo ed è un giusto premio per i ragazzi. Anche se è un po’ strano, in effetti, che siano più gli stage delle convocazioni»

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