Zaccheroni: “Non smontare il giocattolo! Sarri ha fatto bene a replicare a De Laurentiis. Il Real? Il Napoli può farrcela

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Alberto Zaccheroni ha vinto lo scudetto con il Milan nel 1999, anno del Centenario rossonero, rimontando nove punti alla Lazio. L’anno dopo, Berlusconi lo mandò via, in diretta tv, dopo averlo definito un sarto che ha la stoffa buona ma non la sa tessere. E dopo che il Cavaliere si era preso i meriti, sempre in pubblico, dell’invenzione di Boban trequartista.

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«I presidenti le cose possono anche dirle, ed è giusto che lo facciano. Magari hanno pure ragione, ma è sempre meglio che lo facciano a tu per tu con il proprio allenatore. Perché rischiano di rovinare tutto».

Zaccheroni, ha fatto bene Sarri a non replicare alle critiche di De Laurentiis? «Ma certo. A caldo, d’altronde, bisogna sempre riflettere e mi pare che Sarri abbia risposto nel migliore dei modi possibili. Con i miei club avevo un accordo: dopo la partita dovevo andare a casa. E della partita vinta o persa ne parlavo dopo qualche giorno. A mente lucida».

Gli affondi del presidente del Napoli sono stati duri? «Capita che i presidenti parlino così, bisogna rendersi conto che la proprietà è la proprietà: ogni proprietario di un club può dire la sua ma meglio farlo da soli. Soprattutto in un momento come questo».

Si rischia di compromettere qualcosa? «Il Napoli è arrivato a Madrid in grande euforia per le sue super prestazioni e per i risultati degli ultimi tempi. Il calcio giocato da Sarri è un orgoglio per tutti gli italiani. E parlare così, come ha fatto De Laurentiis, dopo aver perso contro una delle grandi squadre del mondo, rischia di smontare tutto questo entusiasmo che c’è in giro. Ed intaccare certe sicurezze».

Addirittura? «Ma sì. Nel calcio la testa conta. Anche se avesse ragione negli appunti mossi e nelle critiche fatte a Sarri, non ha senso farlo davanti a tutti. Ripeto, meglio da soli. Anche perché in quel caso, costringi un allenatore a riflettere perché non è detto che quello che pensa un presidente non sia giusto. Ma contestare certe cose al proprio allenatore come ha fatto lui, porta solo a dividere…».

Perché dice questo? «Oggi a Napoli, intorno alla squadra, c’è una compattezza e una euforia unica. Intervenire con quella parole, rischia di togliere quella sicurezza perché divide la stampa, il pubblico. E non solo: c’è il rischio di creare degli alibi anche nei giocatori per giustificare una eventuale brutta prestazione nel futuro».

Si può superare subito? «Sono cose che lasciano il segno, inevitabilmente. Perché sono difficili da comprendere: la squadra e la società sono l’orgoglio del nostro calcio. E non è giusto andare a sminuire il tutto per una notte in cui, non so per quale motivo, uno o due o tre giocatori non sono riusciti a dare quello che hanno dato spesso negli ultimi tempi».

Cosa deve fare ora Sarri? «Nulla di nulla. Spero che non ne abbia neppure fatto cenno alla squadra. Io non lo farei. Con i giocatori l’unico argomento deve essere la prestazione di Madrid: tutto ciò che non riguarda queste cose, deve restare fuori dallo spogliatoio».

In generale, meglio i presidenti che non vogliono fare gli allenatori? «Ma non credo che De Laurentiis volesse fare l’allenatore. Ha fatto degli investimenti importanti e lui ragiona in funzione degli investimenti: ha preso giocatori di un certo valore e vorrebbe vederli in campo. Visto dal suo punto di vista, non è sbagliato».

Lei, quindi, cosa farebbe? «Ah, quello che fa Sarri. Se una squadra va, difficilmente un allenatore cambia. Io non lo faccio mai».

E con Berlusconi? «Mi attaccò solo una volta, quando eravamo alla fine… Poi nei tre anni al Milan si è sempre comportato bene».

E gli altri? «Zamparini parlava solo attraverso i giornali, mai personalmente con me in tre anni. Con un solo presidente ho avuto una vera discussione».

E con chi? «Con Pozzo. Non si spiegava perché facessi giocare un ragazzo pagato 100 milioni di lire e lasciassi in panchina uno che aveva pagato un miliardo. Mi disse: Ma sta scherzando?. Non cambiai idea. Poi ha venduto quel ragazzo a una grande cifra».

Il Napoli può passare il turno in Champions? «Io dico di sì. Quello che non ha funzionato a Madrid è stato il centrocampo, il cuore di una squadra. Probabilmente qualche giocatore ha pagato la pressione, l’ansia per questa partita straordinaria. Ma il Napoli rappresenta il migliore collettivo del nostro campionato, non c’è squadra meglio organizzata tatticamente di quella azzurra. E questo aspetto può essere decisivo al San Paolo».

Il Madrid è campione del mondo. «Certo. Certo. Ma Ronaldo non è al top e sono d’accordo con Sarri quando dice che il Real ha giocato la migliore partita degli ultimi tempi. Loro non hanno mai mostrato grande compattezza, hanno sempre avuto dei vuoti in questa stagione. Se il Napoli ritrova equilibrio e palleggio, può stanare il Real nella partita di ritorno. E infilarlo negli spazi, come ha fatto Insigne al Bernabeu».

Il miglior gioco collettivo, la migliore organizzazione tattica, ma non è la squadra più forte. «No, non lo è. Perché la Juventus ha dei contenuti tecnici e fisici superiori a quelli del Napoli. Oggi il Napoli non è alla pari della Juve come organico. Ma in Italia non lo è nessuno. Vince con 10 punti di vantaggio i campionati e alla fine della stagione è quella che spende di più sul mercato e si rafforza più di tutti. I budget d’altronde non sono li stessi».

Fonte: Il Mattino

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