Morata al Corriere: “Se pensiamo alla finale il Napoli ci fa fuori. Sarri mi stupisce e verrà qui con tre pericoli pubblici”
A pochi giorni dalla gara d’andata col Napoli, Alvaro pensa solo al pallone, ai tifosi e agli avversari. Le sue parole ai microfoni del Corriere dello Sport:
Ormai manca poco, come arriva il Real agli ottavi di Champions? «A gennaio abbiamo perso due partite, ma è meglio uscire dalla Coppa del Re che dalla Champions, adesso stiamo bene, siamo una squadra unita e ci piacerebbe vincere la Liga perché è da tanto che il Real non la conquista e poi la Champions è sempre la Champions e non vediamo l’ora di giocare contro il Napoli».
Quali sono i punti di forza di questo Napoli? «Giocano molto bene palla al piede e i loro capovolgimenti di fronte, con Callejon, Hamsik e Insigne sono molto pericolosi. Poi ci sono Pavoletti e Milik che immagino proverà ad esserci. E’ una grande squadra, quest’anno non sembrano in lotta per il campionato e questo potrebbe dare loro ancora più forza in Europa. Ci possono battere, ma anche noi possiamo batterli: è la magia della Champions».
Morata contro il Napoli vanta soltanto una sconfitta in cinque incontri, ma nessun gol, può essere questa l’occasione buona? «Ma le vittorie sono state sempre molto sofferte e sono sicuro che in questi ottavi il Napoli lotterà fino all’ultimo per vincere».
Una vittoria contro i partenopei avrebbe un sapore speciale? «Io voglio sempre vincere, ma ammetto che sarei ancora più felice di battere il Napoli per il mio passato juventino».
Come vede il Napoli di Sarri? «Già il suo Empoli mi aveva stupito, è un mister a cui piace giocare bene a calcio, è difficilissimo vedere una brutta partita degli azzurri».
Metterebbe la firma per una finale Real Madrid-Juventus? «La Juve è la Juve e sempre può aspirare al massimo. Ammetto che non mi piacerebbe, ma pur di esserci metterei la firma. E poi se proprio dovessi perdere una finale, preferirei perderla contro la Juventus che contro altre squadre. Ma adesso dobbiamo concentrarci sul Napoli. E se pensiamo già a un’ipotetica finale, il Napoli ci manderà a casa».
Chi le manca di più dello spogliatoio bianconero? «Tutto il gruppo degli italiani: Bonucci, Barzagli, Chiellini, Marchisio, Buffon, sono stati fondamentali per il mio adattamento nella Juventus e a Torino. Se avessi trovato uno spogliatoio un po’ “cattivo” non avrei fatto così bene nella Juve».
In Italia ha imparato a superare le difese più ostiche e persino un periodo nero, le due stagioni a Torino l’hanno reso più forte? «Sì, ma gli infortuni e i periodi “no” fanno parte del calcio, se devo dire la verità, e questo non l’ho mai detto prima, ho sofferto di più per il fatto di non essere al 100% di proprietà della squadra, ero condizionato dall’opzione di “recompra” e questo mi ha un po’ limitato. Perché in certe partite il club, giustamente, puntava su giocatori di proprietà perché sapeva che in estate, come poi è successo, mi potevano perdere. Forse se fossi stato al 100% della Juventus le cose sarebbero andate diversamente».
A pochi mesi dal ritorno a Madrid si parla già con insistenza di una sua possibile partenza, se dovesse finire così sarebbe disposto ad ascoltare le offerte dei club che la seguono? «L’importante è che parlino sempre di me, io qui sono felice e voglio sfondare nel Madrid, ma è anche vero che vorrei giocare di più. Adesso però dobbiamo provare a vincere la Liga e la Champions, poi vedremo se il mister punta su di me o no».
In Italia è un mistero, potrebbe spiegare ai nostri lettori perché parte dei tifosi madridisti osa fischiare addirittura Ronaldo? «Non solo Cristiano, il Bernabeu ha fischiato molti campioni, i nostri tifosi sono solo molto esigenti. Però è vero che in Italia siete più passionali, mi viene ancora la pelle d’oca quando ripenso all’accoglienza dei tifosi bianconeri al rientro a Torino dopo aver perso la finale di Champions».
Insomma un po’ di nostalgia dell’Italia e della Juventus? «Io non sono italiano, ma ho dato tutto per la maglia bianconera ed ero disposto a rimanere lì molti anni, la Juventus lo sapeva, l’unico problema era la chiamata del Madrid che era il mio sogno fin da piccolo. Senza “recompra” avrebbero dovuto cacciarmi per farmi andare via da Torino».
Lei segue con attenzione anche il campionato italiano: oltre alla Juventus, chi si qualificherà per la Champions? «Domanda difficile, credo la Roma e il Napoli, e poi c’è l’Inter che ultimamente è cresciuta. Poi ci sono la Lazio e il Milan che se la gioca sempre».
Il Milan è protagonista anche grazie a Donnarumma: sarà il nuovo Buffon? «Non lo so, perché Buffon è della Juventus, ma sicuramente il futuro portiere della nazionale italiana è lui. Perché uno può essere bravo a 17 anni, ma Donnarumma gestisce la pressione come se ne avesse 27».
Poco tempo fa Buffon ha detto che nelle occasioni importanti lei segna sempre? «Quello che dice Gigi per me vale oro, ho avuto fortuna segnando nei big match, ma non ho mai fatto 30 gol in una stagione ed è questo il salto che devo fare per confermare che sono un buon centravanti».
Perché ha scelto il numero 21? «Era l’unico che c’era qua al Real, ma appena posso lo cambio perché non mi porta bene».
Da fuori è sempre molto sorridente e rilassato, ma dietro le quinte com’è Zidane? «È un allenatore e una persona amichevole, da giocatore ha vinto la Coppa del Mondo e la Champions, per questo sa quello che dobbiamo fare. Parla molto con noi giocatori ed è bravissimo nel gestire il gruppo, che è la cosa più difficile in una grande squadra».
E’ facile giocare con Ronaldo? «È facile e difficile allo stesso tempo, perché le difese sono sempre concentratissime e danno il 110%, ma è anche più semplice perché a volte lo raddoppiano e ti lasciano solo».
Qual è il giocatore del Real con cui c’è più intesa sul campo? «Isco, perché quando vuole fa la differenza e poi io gioco con lui da quando ho 13 anni, ci capiamo al volo».
Qualche mese fa ha detto che nel Real è più facile trovare spazio con un nome esotico, un concetto valido soprattutto per gli attaccanti anche di Atletico Madrid e Barcellona, perché? «È vero, ma oggi si stanno rendendo conto che ci sono buoni spagnoli, basta vedere in difesa l’esempio di Nacho. È vero però che io darei un po’ più di peso agli spagnoli nel Real, come nella Juventus ci devono essere 6-7 italiani per fare gruppo, perché conoscono il campionato e la storia del club, è normale».
Qual è la lezione che ha imparato da campioni del calibro di Pirlo, Buffon, Ramos o Ronaldo? «Quando ti alleni al fianco di questi fenomeni devi approfittare di ogni momento, ai miei figli racconterò che ho giocato con Pirlo, che ero dietro a Ramos quando ha segnato il gol di Lisbona o che ho giocato con un Pallone d’Oro come Cristiano. E poi colleziono dei ricordi, a casa ho le scarpe di Andrea e di Cristiano firmate e il pallone della Decima firmato da Sergio».
A proposito di talenti: come giudica la stagione di Kovacic? «È tra i migliori giocatori che ho visto, ha solo 22 anni e ha tutto per entrare nella storia del calcio. Prima o dopo al Real dovrà esserci un cambio generazionale e, se fossi nella società, Mateo sarebbe fondamentale a metà campo».
Chiudiamo con le parole di uno che di calcio se ne intende: Maradona ha detto che lei ha un gran futuro, ma che dovrebbe giocare di più, cosa risponde a un mito come El Pibe de Oro? «È simpatico, l’ho conosciuto a Madrid ed ero nervoso perché ero abituato a vederlo in tv, è una leggenda. Per me è un orgoglio che dica questo di me e ha ragione: dovrei giocare di più, perché i giovani hanno bisogno di giocare».
Fonte: CdS