Serie B, il Benevento di Baroni continua a stupire
DANZANO LE STREGHE. Una frase che fotografa alla perfezione la grande prova del Bentegodi: giallorossi che ballano sulle punte armati di fioretto e rapidità, Verona in affanno per cercare di rimanere in una partita che non è sembrata mai la sua. Baroni cercava conferme, nonostante quella emergenza a centrocampo, a malapena rappezzata dall’arrivo di Nicolas Viola. L’ex reggino si è calato nel ruolo come se in questa squadra avesse già giocato da mesi: merito delle sue qualità di centrocampista con fosforo e tecnica, ma anche e soprattutto di Marco Baroni che lo ha inserito come un tassello perfetto nel mosaico giallorosso.
ELOGI E APPLAUSI. L’allenatore fiorentino incassa gli elogi di tutti, anche degli avversari di turno, ma non fa una piega. Ci tiene però a sottolineare le virtù del suo Benevento, che non è abituato a speculare e gioca sempre per la vittoria: «La nostra squadra ha il più alto tempo di gioco effettivo della categoria ed è quella che commette meno falli di tutti. Sono contento che al Bentegodi si sia visto tutto questo: abbiamo giocato con personalità, offrendo una prestazione che è sotto gli occhi di tutti. O quasi?». Unica concessione, appena sussurrata, alle polemiche sollevate dai veronesi. Baroni apre e chiude con quel “quasi”, poi si scusa per l’espulsione che sabato lo costringerà ad assistere alla sfida col Latina dalla tribuna: «E’ sempre brutto quando viene cacciato via un allenatore, non è una bella immagine per il calcio. Era un momento di concitazione, avevo bisogno di fare un cambio e non riuscivo a farlo. Avrei voluto togliere Cissè che era molto nervoso, purtroppo è arrivato prima il cartellino rosso. Comunque mi scuso con tutti per l’espulsione». Aplomb anglosassone, sportività d’altri tempi da parte di un tecnico che non nasconde le sue ambizioni, ma sa centellinarle con serenità. Sorprende il modo di interpretare ogni gara da parte del Benevento, anche se si gioca in casa della prima della classe: quattro difensori, due centrocampisti, quattro attaccanti. Tutti sanno cosa fare: «E’ vero, do fiducia a tanti attaccanti. Lì davanti abbiamo tanta qualità e chi ne ha deve scendere sempre in campo. Certo, rischiamo qualcosa, ma lavoriamo molto anche con la linea difensiva che deve sempre rimanere alta».
SEGRETO: CORTI E ALTI. Il segreto del Benevento si racchiude dunque in un concetto semplice, oltre a tanto lavoro nel corso della settimana: «Dobbiamo essere sempre corti e alti. D’altro canto abbiamo un solo modo di giocare, non possiamo alzare la palla perché non siamo strutturati fisicamente, per cui siamo costretti a giocare con fraseggi stretti e verticalizzazioni improvvise. E’ ovvio che la qualità dei nostri attaccanti poi finisca spesso col fare la differenza». Detta così sembra la scoperta dell’acqua calda, ma dietro i successi della squadra giallorossa c’è il lavoro certosino di Baroni e del suo staff. La serie A rimane un sogno da cullare, senza ossessioni: «L’importante è continuare a fare il nostro lavoro con tutta la professionalità possibile».
ORA IL LATINA. Sabato contro il Latina gli toccherà cambiare ancora qualcosa nell’assetto della sua squadra: ieri Karamoko Cissè, autore del fantastico primo gol al Bentegodi, è stato squalificato per un turno dal Giudice Sportivo. Mancherà a Baroni una freccia del suo “arco magico”, ma riavrà disponibile Lorenzo Del Pinto che già in passato si è adattato a ricoprire un ruolo un tantino diverso dal suo, allargandosi sulla fascia. Potrebbe essere questa la soluzione più idonea, ma al tecnico giallorosso non mancano tante alternative valide.Corriere dello Sport