I. Cucci: “Se si perde con le piccole non è un dramma”
Dalla parte della Juve c’è anche la forza del destino. Cade la Roma aprendo il cuore a speranze azzurre. Rischia la sconfitta clamorosa il Napoli, graziato dal povero Posavec che s’infila un innocuo pallone di Mertens fra le gambe. E si fa gol. Tutto questo mentre s’alzava alto il lamento per l’inconsistenza di quelle sciagurate tre squadre avviate alla B senza speranza. Come il Palermo, appunto, consegnato alla quarta disperata guida, Diego Lopez, giusto per registrare l’ennesimo capriccio
di Zamparini. O come l’orgoglioso Crotone che travolge in goleada l’Empoli. Processare il Napoli non è solo ingiusto: è inutile. Se in una domenica i poveri si ribellano ai potenti – dico della Samp, del Palermo, del Genoa, dell’Udinese – mentre il solo Sassuolo corrisponde alle aspettative logiche, più degli errori dei singoli o dei tecnici “potenti” conta l’improvvisa esplosione di orgoglio e di passione che il calcio propone sovente, magari senza spiegazione oppure, come nel caso del Napoli, per una improvvisa caduta di spirito, per un eccesso di fiducia che nel caso specifico era stato temuto da Sarri, uno che di squadre povere ma generose s’intende, avendone portate tutta la vita fino al traguardo dell’orgoglio. Quante risate, sabato, quando Sarri ha detto di temere il Palermo: ahilui, profeta di sventure per gli sciocchi, esperto di tranelli in realtà. Al quarto uomo da panchina, il Palermo ha trovato quello giusto, il Lopez che conosce l’arte di difendersi non con scarponerie (solo nel finale la giusta espulsione di Goldaniga) ma non una applicazione costante, asfissiante, tale da ottenebrare le già fulgide idee di una bella squadra che purtroppo per l’ennesima stagione rischia di buttare la sua ricchezza nelle braccia dei poveri. Ma se anche ieri ho avuto la conferma che perdere con l’Atalanta non è reato, l’impresa del Palermo pretende una profonda riflessione riferita – lo dico da tempi – dal narcisismo pernicioso in cui s’immerge una squadra che gioca un calcio fin troppo bello. Ho il sospetto che Sarri avrebbe volentieri schierato Gabbiadini – uno che la testa non la perde e ha firmato gli ultimi successi azzurri – e invece ha dovuto rivelare l’attuale (?) inconsistenza di Pavoletti. Cambiare per cambiare nonserve, anzi fa danno. Adesso c’è da pensare più alto, senza paura, c’è da giocarsi la Champions con un Real alla portata del Napoli dimenticato iersera. Unico suggerimento: non sentirsi troppo deboli davanti ai signori di Spagna dopo essersi sentiti troppo potenti davanti ai modesti operai del Palermo.
Fonte: Il Roma