Scontato, quasi banale sostenere che in mezzo al campo si nascondono i destini di una partita e di una squadra. È sempre così, del resto. Il centrocampo è il settore nevralgico, quello che garantisce equilibrio, innesca le azioni offensive e limita gli attacchi avversari. Anche secondo Dario Marcolin, ex capitano azzurro, intervistato da “il Mattino”, oggi allenatore e commentatore televisivo, la fortuna del Napoli dipende dalle giocate e dalla fantasia della linea mediana. «Diciamo innanzitutto che quest’anno la squadra ha fatto un salto di qualità impressionante. Questo centrocampo è l’evoluzione di quello di un anno fa. Jorginho vertice basso con Hamsik e preferibilmente Allan ai lati è un settore con i fiocchi, più amalgamato e solido. Il centrocampo a L è un’idea straordinaria».
Spieghiamo, per favore. «È la lezione tenuta dal vice di Sarri, Calzona, a Coverciano: i due centrocampisti laterali rispetto a quello centrale si alzano a turno tra le linee e accompagnano l’azione in avanti. Con il 4-3-3 Sarri ha restituito ad ogni calciatore la possibilità di esprimersi nel ruolo più congeniale, adattando le caratteristiche dei singoli a quelle della squadra. La vera forza è l’idea».
Marcolin, chiariamo meglio anche questo concetto. «Il Napoli va di reparto, mentre gli avversari puntano sui singoli. I centrocampisti sono stretti e corti, sembrano legati da una corda. L’idea di gioco viene ripetuta tutti i giorni in allenamento, così la giocata viene fuori automaticamente durante la partita. Jorginho o Diawara potrebbero scendere in campo con la benda sugli occhi, sanno sempre quando e dove passare la palla».
Spesso la lettura della fase difensiva fa la differenza, cioè la capacità dei singoli nel contenere i rivali e imporre i ritmi della partita. «Qualcosa avevamo visto e apprezzato nella passata stagione ma devo riconoscere che l’allenatore e i giocatori il vero capolavoro lo stanno facendo adesso. La qualità di tutte le pedine è un vantaggio indiscutibile rispetto alla concorrenza: quando non gioca Jorginho, entra Diawara, se Allan respira ecco Zielinski. Senza calcolare il contributo degli esterni, che con Sarri è un fattore fondamentale».
Differenze tra Jorginho e Diawara? «L’italo-brasiliano si fa preferire in fase di palleggio, ha un tocco di palla più morbido e gioca maggiormente in orizzontale. Diawara è portato a verticalizzare e a velocizzare la manovra ed ha una maggiore predisposizione nel contrastare, perché ha più forza fisica».
E tra Allan e Zielinski? «È scontato dire che il polacco funziona quando ti puoi permettere un centrocampo più offensivo, è micidiale negli inserimenti. Io giocherei sempre con Zielinski e Jorginho al San Paolo, con gli altri due in trasferta».
La Redazione