Alessandro Montano – Maurizio Sarri: migliorarsi, migliorarsi e migliorarsi ancora…

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Si sa, di notte succedono le cose migliori. I pensieri si schiariscono, tutto acquista una propria corporeità e una propria profondità. C’è chi ama scrivere di notte. C’è chi ama riflettere di notte. C’è chi ama risolvere problemi di notte.

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Ecco, io non so se Sarri questo Napoli lo abbia disegnato durante le ore piccole, ma adoro pensare che in fondo sia andata così. E magari quell’invenzione, quel Mertens centravanti-tascabile l’ha disegnato e ridisegnato sulla propria scrivania nel buio notturno, con solamente una lampada a far luce e una sigaretta fumacchiata qua e là.

Maurizio Sarri, l’uomo venuto dalla categoria, quella fangosa, sporca eppure genuina. L’ultimo di una schiera di allenatori che ai completi in coordinato e alle battute argute in conferenza stampa, preferiscono la tuta e il lavoro sul campo. Allenare nel senso etimologico della parola: migliorarsi, migliorarsi e migliorarsi ancora. Nel percorso tecnico di Maurizio Sarri non esistono parabole discendenti. Un allenatore capace di relazionarsi umanamente ai giocatori come qui a Napoli nessuno aveva mai fatto. Schietto, vero, anche se a tratti esagerato: seppur una comunicazione disastrosa con i media, Maurizio Sarri è riuscito nel compito più difficile, ovvero quello di creare un gruppo cementato, solido e disposto a tutto per il proprio allenatore. Insomma, un tecnico capace di prendere un derelitto Gonzalo Higuaín, colpevole di due rigori sparati alle stelle, e consacrarlo come uno dei migliori centravanti al mondo.

E a pensare che al suo arrivo qualcuno urlò al ridimensionamento. Un anno e mezzo dopo, adesso c’è chi urla al miracolo. Gioco europeo, qualità alle stelle e giocatori rigenerati: dalle macerie del post-Benitez al miglior calcio mai espresso nell’ultimo trentennio di Napoli. Maurizio Sarri ha dimostrato una capacità e una duttilità nel saper risolvere qualunque problema tecnico sul campo. Higuaín va via? No problem, disegniamo la squadra per Milik. Il polacco si fa male? E allora? Un po’ di tempo e Mertens vi farà persino dubitare sul chi sarà o meno il titolare.

Ma il gioco ammaliante non arriva solamente con le buone idee e la qualità collettiva. Arriva con il sudore e la fatica, e l’etica del lavoro di Maurizio Sarri è il vero Top Player di questo Napoli. Lavoro duro, ma soprattutto di squadra, dove lo spirito di gruppo viene visto ora come indispensabile per il raggiungimento dei propri obiettivi. Insomma, volontà al cambiamento e al miglioramento dei propri limiti sono i punti fermi della gestione Sarri, che al bel gioco e alla padronanza tecnica affianca ora la fiducia nel gruppo e nei suoi mezzi. E’ la revolución-sarrista in tutta la sua magnificenza. E non è un caso che giocatori come Koulibaly, Jorginho, Albiól, Ghoulam e tanti altri ancora, abbiano trovato la propria dimensione in questo Napoli.

Tanti i record superati e tante le soddisfazioni raggiunte. Eppure, manca ancora un trofeo, che certificherebbe il tecnico di Figline come uno dei migliori allenatori che abbiano mai guidato questo Napoli. Nonostante tutto, però, Maurizio Sarri e il suo stacanovismo stanno portando questa squadra ad uno dei punti più alti della propria storia calcistica. E chissà se la doppia sfida con il Real Madrid sarà l’apice, oppure l’ennesima, stupenda tappa di crescita di questo gruppo…

A cura di Alessandro Montano

 

 

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