Unisce Chiaia e Posillipo, si chiama Ciccio Piscopo e viene citato da Antonio Lo Russo, boss oggi pentito, nel corso di un interrogatorio utile per sostenere l’arresto di Luigi Scognamiglio. Formalmente Piscopo è estraneo alle accuse mosse a carico del gioielliere di via Calabritto, ma anche rispetto alle accuse rivolte allo stesso Lavezzi. Eppure di lui ha parlato Lavezzi. Spiega il boss pentito: «Dissi a Ciccio Piscopo, che era amico di Lavezzi di avvisarlo, ci tenevo che lo avvisasse, per fargli buttare il telefono dedicato». E così fu. O così sembra che siano andate le cose, nell’asse che collegava in quel maggio del 2010 via Ianfolla con via Posillipo. Cosa avevano da raccontarsi Lavezzi e Lo Russo di tanto riservato? Era il periodo in cui un giocatore del calibro di Mario Balotelli viene a Napoli a ricevere un premio e va a fare un tour a Scampia; nello stesso periodo poi scoppia l’inchiesta sul calcio scommesse a proposito di Napoli-Parma, e nasce un filone che colpisce l’ex portiere di riserva del Napoli. Mesi densi di avvenimenti che oggi fanno i conti con quella scheda sim «dedicata», con quell’oggetto clandestino (e frutto di ricettazione) che la cronaca giudiziaria napoletana ha imparato a conoscere seguendo il processo calciopoli, con le schede riservate date ad arbitri e designatori che sono costate la condanna definitiva dell’ex manager della Juventus Luciano Moggi. (Il Mattino)
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