Parliamone… di G. Calabrese – “A pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca!”
I tifosi napoletani, anzi i napoletani in genere, sono piagnoni e vittimisti. E’ il credo nazional-popolare del resto del Paese, quello italico. Poi, ti accorgi che non c’è popolo più critico, intransigente, spesso anche all’ eccesso, di quello partenopeo. E te ne rendi conto proprio attraverso il calcio.
Il sostenitore azzurro perdona poco e male l’errore, vuole sempre di più, è esigente e pretende che la sua squadra unisca prestazione, risultato e cattiveria agonistica. Lo fa anche se per quella maglia e per quei calciatori è disposto a percorrere km, lasciare la famiglia, subire veri e propri salassi economici. Ma, rappresentando la parte emozionale del monndo pallonaro, si può dire, usando un’ espressione divenuta cara a Rafa Benitez nel suo periodo azzurro, #cipuòstare. Quella che non ci può stare affatto, invece, è la faziosità degli addetti ai lavori, degli organi di stampa e dei media. Nel destino del Napoli pare ci sia il “dover dimostrare”: sempre, costantemente, a qualsiasi latitudine.
Dallo Spezia, al Pescara, da san Siro allo Juventus Stadium il Napoli deve dimostrare di poterci stare lassù, come se dovessse chiedere permesso o consenso a qualcuno. Come se gli ultimi anni di piazzamenti, Europa e gioco, signori, gioco vero del calcio, venissero sempre accantonati e spazzati via. Anche ieri, in quella che è da tutti definita la Scala del calcio, dopo aver dato spettacolo, è stato accusato di subire il Milan come se quest’ultimo avesse giocato da solo la gara e surclassato gli azzurri. La squadra di casa, se non fosse chiaro, di casa, aspirante alla Champions League, come da ammissione della propria dirigenza e della propria guida tecnica, ha cominciato a giocare dopo un notevole numero di minuti e dopo un gol, concesso, dal Napoli. La squadra di Sarri, come da mesi e mesi, invocato da tutti i “sapentoni del mondo del calcio” ha provato a gestire la gara, riuscendoci a tratti. E’ quello che al Napoli manca, secondo i sapientoni di cui sopra, “la gestione della gara”, il “vincere partite sporche”. E’ quello ciò che viene ritenuto necessario per il definitivo salto di qualità, eppure…Il Napoli va a Milano e nel secondo tempo fa prorio quello (trovandosi, nonostante tutto, 3-4 volte davanti alla porta avversaria per siglare la terza rete) ma non va bene. Allora, signori…di che stiamo parlando? Obiettività, coerenza, imparzialità, dove abitano? Mettiamoci d’accordo, perchè, se è vero che a pensar mele si fa peccato, è altrettanto vero che a farlo, spesso, si indovina, o per dirla come si dice dalle mia parti, ci si azzecca!
a cura di Gabriella Calabrese