Savoldi a Il Mattino: “Tonelli? E’ un centravanti! Ho una cosa da dire a Sarri. Mai coinvolto nel toto nero”

Mister due miliardi dispensa consigli a Sarri e al presidente De Laurentiis

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Mister 2 miliardi (di lire) compie 70 anni domani.

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Giuseppe Savoldi, bergamasco di Gorlago, classe 1947, in serie A ha collezionato 405 presenze segnando 168 reti. Nei quattro anni trascorsi sotto a Napoli, dal 75 al 79, ne ha realizzati 56 vincendo una Coppa Italia e una Coppa Italo-Inglese. La sua specialità i colpi di testa. Ecco quanto dichiarato in un’intervista rilasciata a “il Mattino”.

Ha visto Tonelli contro la Sampdoria? «Schieratelo sempre centravanti. Ha un gran colpo di testa e conoscenza del terzo tempo. Sembrava Savoldi. Ma se mi consente oggi è più facile. La difesa a zona lascia spazi. Ai miei tempi avevo il difensore incollato addosso e saltare era tutt’altro che semplice».

Lei ha cominciato con il basket. «Ero un gran playmaker. Ho giocato dieci anni. A 17 ero in serie C».

Il terzo tempo dei colpi di testa arriva da lì? «Sì. Una conoscenza tecnica del movimento. Altro che saltare a piedi uniti».

Antesignano di Maradona: dai miliardi, agli abbonamenti, ai gol di mano. «Con me a Napoli si sono venduti 75 mila abbonamenti e ricordo i fotomontaggi con i piedi ed il loro valore. Poi tutti parlano del gol di Diego all’Inghilterra ma io ne segnai uno di pugno al Perugia: bisognava cercare di fare gol in tutte le maniere».

Il Napoli sborsò 2 miliardi di lire: millequattrocento milioni in contanti più Clerici e la metà di Rampanti. Che effetto le fece quella valutazione? «Niente di particolare. Accettai in trenta secondi, volevo solo giocare in una piazza che mi piaceva tantissimo».

Arrivò a Napoli in un momento della città molto difficile, con lo sciopero dei netturbini e la città invasa dai rifiuti. Interrogazioni parlamentari se valesse il caso di spendere tanti soldi per un calciatore. «Anche in questo sono stato antesignano di Diego ma bisogna dire grazie a Ferlaino, uno degli ultimi presidenti che oltre agli interessi della società pensava anche al bene della gente e dei tifosi acquistando grandi calciatori».

Giocare nel Napoli le costò la Nazionale? «A quei tempi si parlava di blocco Juventus e Torino perché erano le squadre che lottavano sempre per lo scudetto. Tutti gli altri erano un po’ messi ai margini».

I suoi luoghi segreti di Napoli? «Abitavamo a Posillipo. Che panorama. Ma se devo dirla tutta mi è sempre piaciuto scoprire. Recentemente ho accompagnato due miei amici sammaritani a San Martino, spettacolo».

Nella sua lunga vita sportiva anche una brutta parentesi riguardante il Totonero. «In quel momento il calcio andava un po’ alla deriva e avevano bisogno di colpire i giocatori più rappresentativi per dimostrare di voler dare una lezione. Tutto qui, ma nessun coinvolgimento nel modo più assoluto».

Le piace questo Napoli? «Sì, ma a Sarri direi…».

Prego. «I problemi non sono in attacco ma in difesa, il campionato non lo vince quasi mai la squadra che ha il capocannoniere, ma chi ha davanti tanti giocatori in grado di segnare e il Napoli li ha. Allora consiglierei di rivedere tutti gli errori commessi e sapersi adattare agli avversari modificando il proprio assetto. Non si può giocare sempre allo stesso modo quando gli avversari ti mettono in difficoltà in maniera differente».

E a De Laurentiis che direbbe? «Di creare un forte settore giovanile. Con il mio amico Roberto Vollero una volta ci divertimmo a tirar fuori le formazioni competitive che potessero uscire giocatori nati in Campania. Sa a quante arrivammo?».

No. «Tre e tutte in grado di ben figurare in Europa. I giovani devono allenarsi al fianco dei propri idoli. Vedere tutti i giorni Koulibaly, uno dei più forti al mondo, Mertens, Hamsik, Insigne, fa scattare lo spirito di emulazione. Però aggiungerei che il Napoli per colmare il gap con la Juve deve anche comprare giocatori di grande qualità. Deve investire».

Domani compie 70 anni, ha attraversato gran parte della storia del calcio italiano, come è cambiato oggi il mondo del pallone? «Il mio era un calcio fatto di emozioni. Oggi si pensa solo al guadagno e al denaro, è ovvio che io sia legato più a quell’interpretazione romantica del football».

Dove festeggerà? «Con tutti i nipoti a Bergamo». Napoli-Real Madrid? «Se il Napoli fa il Napoli e il Real Madrid si distrae un po’ si può anche vincere».

La Redazione

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