Nella storia del Napoli ci sono stati pochi allenatori campani
Nella sua storia il Napoli ha avuto un ridotto numero di tecnici campani. Sarri è il sesto. Il primo è stato Rosario Rivellino, che, dopo aver vinto con la Primavera il «Viareggio» del 75, raccolse per poche settimane l’eredità di Vinicio, vincendo la Coppa Italia del 76 in tandem con Alberto Delfrati, storico vice del Lione. Poi Gianni Di Marzio, il Mago di Mergellina, alla guida degli azzurri nel campionato 76-77 e nelle prime due partite del torneo successivo: Ferlaino lo mise clamorosamente alla porta richiamando Vinicio. Negli anni dei trionfi maradoniani vi furono il lombardo Ottavio Bianchi e il veneto Albertino Bigon. Un napoletano, anch’egli vissuto per un breve periodo a Bagnoli, sarebbe arrivato nel 1997: Giovanni Galeone, licenziato dopo dieci partite (sette perse e tre pareggiate) e sostituito da Montefusco – ex tecnico della Primavera che pochi mesi prima aveva guidato la squadra nella finale di Coppa Italia persa contro il Vicenza rimpiazzando Gigi Simoni – nel campionato della retrocessione con 14 punti. Il riscatto sarebbe arrivato con Walter Alfredo Novellino, avellinese di Montemarano, l’uomo del ritorno in serie A nella primavera 2000. Un appassionato e competente tecnico, il compianto Gennaro Rambone, fu il vice di Bruno Pesaola nell’83, quando la squadra riuscì ad ottenere in extremis una disperata salvezza. De Laurentiis ha stretto un patto col napoletano, di fede oltre che di nascita, Sarri. È auspicabile che nel tempo possano vedersi più napoletani in squadra, non solo Insigne, al quinto campionato in azzurro. Nei giorni della celebrazione di Maradona e dello scudetto dell’87 non è stato ricordato che furono otto i calciatori nati in Campania che vinsero: non un mero dato statistico, ma un segnale di forte appartenenza.
Fonte Il Mattino