Dopo ben undici anni il Real Madrid pigliatutto lascia la vetta della classifica dei club più ricchi del mondo, dove torna a padroneggiare il Manchester United. Sebbene arranchino in Premier (sesti in classifica, a -12 dal Chelsea), i Red Devils sono stati la società con più ricavi al mondo nel 2015/2016: a certificarlo è l’annuale edizione della Deloitte Football Money League, arrivata alla 20esima edizione, che fa un po’ di conti sulle finanze dei top club mondiali.
Per la prima volta da quando viene pubblicato il Report, le prime tre squadre in classifica hanno infranto la barriera dei 600 milioni di fatturato. La squadra controllata dalla famiglia Glazer l’anno scorso ha registrato un giro d’affari di ben 689 milioni, superando le due regine del calcio spagnolo, il Barcellona (620,2 milioni) e il Real (620,1). Come è facile immaginare, la parte del leone la fanno i ricchi club della Premier, con 5 squadre nella Top10 e 8 nella Top20. Unica consolazione per il catalano Josep Maria Bartomeu e il madridista Florentino Perez è sapere che nel 2017 una delle due grandi di Spagna tornerà sul trono, considerato che in questa stagione il Manchester Utd non partecipa alla ricca Champions. Ai piedi del podio, ci sono poi il Bayern Monaco (592 milioni) e il Manchester City (524,9 milioni), che guadagnano una posizione rispetto a 12 mesi prima, che precedono Psg (520,9 milioni e due posizioni in meno), Arsenal (468,5 milioni), Chelsea (447,4 milioni), Liverpool (403,8) e – al 10mo posto e primo club italiano – la Juventus con 341,1 milioni. Seconda italiana in graduatoria, al 15esimo posto, è la Roma (218,2 milioni) che sorpassa il Milan (16mo con 214,7 milioni). Più indietro l’Inter, 19esima con 179,2 milioni, davanti ai campioni d’Inghilterra del Leicester di Ranieri con 172,1 milioni, per la prima volta nella top 20. Il Napoli occupa il 30esimo posto (142,7 milioni), superato da Fenerbache (25/o) e Galatasaray (26/o).
Più in generale, il fatturato complessivo dei primi 20 club del mondo è salito da 6,626 a 7,417 mld, con una progressione del 12% quasi interamente legato all’aumento dei diritti tv (che coprono ben il 49% del totale), mentre il botteghino ha svolto una parte assai minore (solo il 9%) e secondo Deloitte nel 2018 verrà agevolmente superata anche la barriera degli 8 miliardi, grazie all’entrata in vigore dei nuovi contratti per Premier League e Liga. Ragionando in termini più campanilistici, l’assenza del Milan dalle Coppe ha permesso alla Roma di sopravanzarla in classifica, per la prima volta da quando viene stilata la Football Money League. Nel complesso però, fatta eccezione per la Juventus, resta abissale il divario del calcio italiano con le big del continente: pur sommando i fatturati di Roma, Milan e Inter, il totale che ne deriverebbe (612,1 milioni) non basterebbe per salire sul podio.
Un’ultima considerazione che la dice lunga sul salto in avanti registrato dal business calcio negli ultimi 20 anni: quando fu stilata la prima edizione del rapporto Deloitte (1996-1997), anche allora lo United capeggiava la classifica, ma i milioni di fatturato erano appena 87,9, davanti alle solite due spagnole (Barcellona con 58,9 milioni e il Real con 55,7 milioni) e alla Juventus, 4/a con 53,2 milioni (il Milan era 6/o con 47,5 mln). Da allora per il calcio italiano è stata una lenta e inesorabile marcia indietro, a cui solo investimenti, strutture, risultati e Coppe potranno garantire un futuro più roseo.