E Mertens fa l’Higuain: un gol ogni 98’, nessuno come lui. Il falso (nueve) che di falso non ha nulla e che è invece un artista autentico, uno che a ventinove anni s’è inventato un’altra vita: quella di bomber. Se scruti Mertens, oggi, scopri ch’esiste un modello diverso dal classico «9» che però, le statistiche raccontano nella sua ferocia, nella sublimazione d’un ruolo che pareva gli stesse largo e che invece s’è rivelato perfetto per i suoi scatti, per i suoi dribbling, per la sua capacità di scappare e poi d’intrufolarsi tra diverse difese che sta facendo ammattire. Sedici reti tutte compreso. «Io ce l’ho l’idea e mi garba: provare Mertens in quel ruolo». Detto e fatto. Mertens, ancora Mertens, sempre Mertens. Icardi, che è il capocannoniere, fa un gol ogni 124 minuti, e Benzema ogni 126 minuti e Ibrahimovic ne fa uno ogni 130. El pipita del 2017 è Dries Mertens, che all’originale l’ha staccato di brutto, perché Sua Maestà è fermo ad una zampata ogni 117: venti minuti, l’eternità. Dici Mertens e pensi alla «sua» Napoli, la città alla quale s’è dichiarato attraverso i social, alla quale s’è legato con un contratto che ormai è prossimo al rinnovo fino al 2020, nella quale s’è immerso anche ieri mattina, con l’orgoglio d’un figlio che va a seguire la propria mamma – docente in Patria di Pedagogia e Fisioterapia Oncologica – nella conferenza organizzata dalla professoressa Francesca Gimigliano e tenuta alla Seconda Università. «Che emozione assistere. Sono fiero di te». Centoquaranta caratteri lanciati all’universo, prima di spingersi nel cuore di Napoli, andare a visitare – camuffato: cappellino di lana, occhiali da sole scuri, sciarpone che lo bardava – la Cappella San Severo, lasciandosi stregare dal Cristo Velato. Poi un salto in pizzeria, per un selfie, con gli allievi di mamma, con gli amici pizzaioli. Autenticamente Mertens. (CdS)
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