Il dono di Zielinski, l’antidoto per Paperone

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Udinese, Empoli e infine Napoli. Chi si aspettava l’immediata consacrazione di Piotr Zielinski ha dovuto aspettare qualche anno. Che fosse un predestinato lo si racconta da quando era ancora minorenne, che potesse prendersi in così poco tempo il Napoli lo si raccontava, francamente, meno. E sta proprio qui il bello: atteso prima e rincorso da tutti poi, Zielinski ha aspettato il suo momento e la sua maturazione per togliersi dei sassolini che, a 22 anni, sanno già di piccola rivincita. zielinski3Perché gli abilissimi scout dell’Udinese sono andati a prenderselo per centomila euro dallo Zagłębie Lubin, cittadina polacca di 75 mila anime nella quale Piotr ha svolto tutta la prima fase del settore giovanile; i bianconeri lo inseriscono inizialmente nella Primavera, ma le qualità sono da stropicciarsi gli occhi e nel 2012 fa il suo esordio in Serie A. Anche in patria non possono fare a meno di considerarlo in ottica nazionale, tant’è che dall’esordio nel 2013 ha già collezionato 21 presenze. Non male per un ventiduenne.
Ad Udine non riesce a trovare però la propria dimensione, e qui arriva la mano del maestro Sarri: Zielinski si trasferisce ad Empoli nell’estate del 2014, dove cresce e sboccia sotto l’ala protettrice del tecnico toscano, che lo cura e lo trasforma da trequartista in mezzala moderna, in grado di alternare entrambe le fasi.
Dopo l’ultimo anno con Giampaolo, Sarri ne ha l’occasione e lo riporta con sé a Napoli: dei nuovi acquisti è quello che conosce meglio i meccanismi meticolosi del calcio sarriano, e infatti è il primo dei nuovi acquisti (insieme a Milik) ad esordire già nella prima giornata di campionato a Pescara. piotr-zielinski-napoli-serie-a_1xc67cmxk8owa1mnt54ajqcdmk
Da quel momento è un’ascesa continua, che gli consente di scalare le gerarchie di Sarri tanto da diventare un titolare aggiunto. All’arrivo si diceva che sarebbe stato un vice-Hamsik, perché è allo slovacco che assomiglia per qualità e capacità di inserimento; Sarri però non ne riesce a fare a meno, e l’ha schierato sempre al posto di Allan, contribuendo ad esaltarne le doti in fase d’interdizione oltre che alle consuete di movimento con e senza palla.
De Laurentiis non ha esitato un attimo a inserirgli nel contratto una clausola (valida per l’estero dopo le brutte esperienze neanche troppo passate) a peso d’oro, quasi si sapesse già che sarebbe valso nel giro di pochi anni cinquanta, sessanta o chissà quanti milioni.
Ma per fortuna, in questo mondo del calcio governato dai Paperoni, siamo ancora in grado di esaltarci davanti ad una rovesciata, di stupirci di un assist col compasso. E questo è un dono di Piotr che nessuno ci toglierà.

Factory della Comunicazione

A cura di Marco Prestisimone

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