«La mia famiglia è sempre stata molto calcistica, mio padre e mio fratello hanno sempre giocato al calcio e la prima cosa che ho preso in mano da bambino è stato un pallone. Il mio sogno era di fare quello ho fatto e spero di migliorare ancora molto». Così Gonzalo Higuain, in un’intervista concessa a David Trezeguet, si confessa nel giorno di Natale. L’intervista verrà trasmessa stasera, su Premium sport, per la rubrica
‘Una vita da bomber’.
«La gioia che sento quando faccio gol è immensa. Mi chiedono se, dopo una rete, urlo così tanto per scaricare la rabbia ma in realtà, se osservate i miei gol, urlo sempre allo stesso modo – prosegue l’attaccante argentino -. Per me la cosa più bella del calcio è segnare o fare belle giocate, per altri invece è salvare un gol o fare una grande parata». «Fin da piccolino volevo sempre fare gol. Sentire uno stadio pieno che urla il tuo nome è magnifico», aggiunge. «Da ragazzo guardavo tanto il calcio italiano, dove giocavano grandi attaccanti come Trezeguet, Batistuta, Crespo e Montella. E poi, c’era il migliore di tutti i tempi, che per me è Ronaldo». Lo ha detto Gonzalo Higuain, nell’intervista concessa a David Trezeguet e in onda stasera su Premium sport, nella rubrica ‘9 – vita da bomber’. Higuain ha ammesso che ammira molto Luis Suarez, considerandolo un centravanti completo.
«È in un momento altissimo ed è migliorato molto rispetto a Liverpool. Anche Lewandowski è forte, così come Aguero. Ma a me piace di più un giocatore che mi fa divertire, rispetto a uno che fa gol». Su Dybala e Messi, aggiunge: «Si somigliano molto. Messi è migliore e lo dimostra giorno dopo giorno. Paulo è ancora giovane: ha 23 anni e dipenderà tutto da lui. Ha tutte le caratteristiche per diventare un top-player, ma dovrà avere grande forza mentale. Quando arrivi velocemente ad alti livelli non è facile restarci per molti anni. Ci saranno molti alti e bassi, dovrà sempre mantenere un equilibrio, non ascoltare le critiche e gli elogi. Arrivare nell’élite prima possibile è un vantaggio, perché s’impara a crescere velocemente e poi giochi subito con giocatori di grande livello». Sull’esperienza nel Real Madrid: «Sono arrivato lì a 18 anni e sono cresciuto molto. Avevo grandi compagni: Raul, Van Nistelrooy, Roberto Carlos, che mi hanno aiutato molto. Raul era già una leggenda e mi ha colpito moltissimo, perché mi ha aiutato e mi ha dato la possibilità di essere il suo erede».
Fonte: ilmattino.it