Luca Toni ai microfoni de “Il Mattino”: “Napoli che squadra, ma se a Gennaio…”
Pochi come lui, non c’è che dire. L’elenco delle squadre in cui ha giocato è più spesso dell’album Panini, e le porte che ha sfondato non si contano. Luca Toni, tra i premiati ieri a Roma da Davide Polito, presidente della Fondazione Fioravante-Polito, è adesso dirigente dell’Hellas Verona.
Pavoletti, l’attaccante che si prepara ad indossare la maglia azzurra, come fisico un po’ gli somiglia. Toni, però sorride a passa oltre. «Non è mai bello fare dei paragoni…».
Centravanti d’altri tempi capace di adattarsi con rapidità, disinvoltura e intelligenza ai ritmi e alla filosofia del calcio moderno. Famoso per il suo modo di festeggiare un gol ruotando la mano vicino all’orecchio, è il primo italiano a vincere la Scarpa d’oro. Nel 2006 è campione del mondo con Lippi, con una doppietta all’Ucraina. Va al Bayern, si traveste da panzer e conquista il titolo di capocannoniere al primo colpo. Matze Knop scrive per lui la canzone Numero Uno («zabaione, minestrone, oben ohne, numero uno!»).
Un mito. Ha smesso l’estate scorsa dopo 22 anni e 308 gol segnati. Toni, il campionato nelle mani della Juventus? «Aspettiamo, mi pare che quest’anno Roma e Napoli stiano dimostrando di poter essere all’altezza dei bianconeri. Quello che conta è che lo siano fino alla fine».
C’è Juve-Roma che può dire tante cose… «Per l’appunto, dovesse vincere la Roma, il campionato si ritroverebbe senza un vero padrone. L’ideale, per chi si augura che non sia la solita serie A con una squadra che domina dall’inizio alla fine. Io ho la sensazione che la lotta per lo scudetto non sia già con il finale scritto. Anche perché poi c’è anche il Napoli».
Non sono tanti otto punti dal primo posto? «No, per due motivi: perché manca più di metà stagione e perché il gioco che esprime la squadra azzurra lascia il segno e dà grandi speranze agli uomini di Sarri».
Certo, dovesse vincere la Roma allo Juventus Stadium? «Ma anche in caso di successo dei bianconeri, non credo che sta dietro a inseguire dovrà disperarsi. Sabato sarà un grande spettacolo, tra due squadre che vivono una fortissima rivalità».
Sarà anche un gran duello tra Higuain e Dzeko, non trova? «L’argentino al Napoli ha dimostrato di essere tra i più forti di tutti e anche alla Juve credo che non si siano mai pentiti di questo colpo. Dzeko l’ho affrontato con la Nazionale, mi stupivano le critiche sul suo conto, è sempre stato attaccante di valore: mi dicono che sia particolarmente sensibile, aveva bisogno di avere fiducia».
Al San Paolo altro sfida tra attacchi stellari: quello del Torino e quello del Napoli. «Belotti è uno di quegli attaccanti che più mi piace assieme a Immobile: è forte, completo. Non ha maturato ancora tanta esperienza ma spero che sia già collaudato per dare anche una mano all’Italia. Sarà bello vederlo sfidare gli attaccanti del Napoli».
Senza Milik: eppure è un Napoli in salute. «Sta tornando su in classifica, ha una bella rosa, un organico costruito bene. Dipenderà molto da quanto succederà nel mercato di gennaio, da come avrà la forza di investire».
Cosa la colpisce di più della squadra azzurra? «Al di là dei singoli giocatori, mi piace la qualità generale del gioco del Napoli. Sta facendo bene. Sicuramente sostituire Milik non è semplicissimo però Sarri ha sopperito molto bene all’assenza puntando sul gioco».
Agli ottavi di Champions c’è Napoli-Real: cosa deve fare il Napoli per riuscire a sovvertire il pronostico? «Sulla carta è una sfida proibitiva per il NapoliPerò nel calcio non si può mai dire. Devi essere bravo a esaltare al massimo tue qualità. Certo servirà una partita perfetta da una parte e sperare in qualche piccolo errore dall’altra».
Fonte: Il Mattino