Il Mattino – Gautieri su Pavoletti: «Spietato negli ultimi sedici metri è un grande professionista merita la maglia della Nazionale»

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 Gautieri ai miscofoni de Il Mattino

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“Pavoletti è perfetto per il gioco di Sarri: a Napoli potrebbe esaltarsi”
 Parole e musica di Carmine Gautieri, ex ala di talento (in azzurro per un mese nel 2005), allenatore di Pavoletti al Lanciano nel 2010-11 e al Varese nel 2013-2014.
Che colpo sarebbe per il Napoli Pavoletti? «È un’ottima punta. Con me ha segnato 38 gol in due anni. Per caratteristiche è un centravanti che a Napoli non si è mai visto negli ultimi dieci anni. Ne ha avuti anche di più forti, ma mai con la tipologia di Pavoletti». Quali sono le sue peculiarità? «Non fa cadere la palla in area, ovvero è spietato negli ultimi sedici metri. Fa la guerra in campo, nel senso che è molto grintoso e combattivo, ma si mette anche a disposizione della squadra».
Nel 4-3-3 di Sarri come si inserirebbe? «È l’attaccante ideale per come gioca il Napoli. Sfrutterebbe al massimo il lavoro degli esterni e ne esalterebbe i movimenti. Si sa sacrificare anche in fase di non possesso, in teoria potrebbe giocare anche con Milik».
Le sue doti migliori? «Nel colpo di testa è tra i più bravi in Italia non solo per la stazza ma anche per il tempo delle giocate, andando spesso d’anticipo. Tecnicamente è dotato e tende sempre a crescere: da Lanciano a Varese, per esempio, lo trovai già migliorato. Ho lavorato molto su di lui, ma se è arrivato dov’è il merito è suo».
Eppure la serie A lo ha scoperto tardi «In modo colpevole, direi, visto che ha avuto poche opportunità di mettersi in mostra. Qualche volta il calcio d’elite si dimentica di qualche talento».
A Napoli può esplodere? «Senza dubbi, caratterialmente non avrebbe problemi in un ambiente caldo ma esigente. Non ha paura di niente».
Un pregio e un difetto «È un po’ permaloso ma gli passa subito. Di contro è un grande professionista, con un’immensa voglia di arrivare. A Lanciano mi disse che puntava alla serie A e alla Nazionale e così è stato. Arrivava sempre un’ora prima all’allenamento e se ne andava un’ora dopo per affinare tecnica e movimenti. Un ragazzo esemplare sotto questo punto di vista».
Fonte: Il Mattino
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