Il retroscena – Dopo la vittoria sull’Udinese elogi alla squadra e un messaggio su possibili sirene di mercato

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Avete presente il giochino «Cosa voleva dire in realtà»? Si prende una dichiarazione, si toglie la buccia ufficiale e si arriva al succo. Sabato a Udine, Maurizio Sarri, allenatore del Napoli, spiegava le sue sensazioni positive e la gioia che gli dà allenare questo gruppo. E alla domanda se le sensazioni positive volevano significare vincere lo scudetto ha risposto: «È un gruppo con un ottimo futuro, tutti nati dopo il 90 tranne Callejon. È un gruppo che dà belle speranze, che può essere competitivo ai massimi livelli ma non so se questo succederà tra un mese, un anno o due… Non so se la storia di questi giocatori li farà stare insieme anche in futuro…». Cosa voleva dire Sarri? Azzardiamo il giochino: voleva forse dire che questa estate è rimasto male per la partenza di Higuain e che magari ancora con lui in squadra già quest’anno il Napoli avrebbe potuto lottare per il titolo? Certo, solo un mentalist potrebbe davvero scavare nei pensieri del tecnico di Figline. D’altronde, nelle dichiarazioni estive e in quelle autunnali non c’è traccia dei vuoti lasciati da Higuain, solo la consapevolezza che gli innesti giovani non avrebbero potuto portare, nel breve termine, a vincere qualcosa. Al contrario di quelle che sono le convinzioni di De Laurentiis. Milik, 21 anni, rappresentava la ciliegina di una campagna acquisti ritenuta perfetta da tanti con gli inserimenti nelle varie parti del campo di giovani talenti (da Zielinski a Diawara, da Rog e Maksimovic). È probabile che Sarri, in una maniera piuttosto garbata e senza voler alzare polveroni, tema che in futuro qualcuno di questi gioielli acquistati dal Napoli possa andar via. Ovvero, che certe tentazioni milionarie possano rompere il giocattolo. Tentazioni di ingaggi milionari provenienti soprattutto dall’estero dove, adesso, il calcio va ad altra velocità rispetto a quello di casa nostra. Questo, è chiaro, è solo un giochino: perché se Sarri avesse realmente voluto lanciare un grido d’allarme, lo avrebbe fatto. Perché lui non è che brilli nell’arte della diplomazia. Ma è chiaro che c’è un bel po’ di folla sull’uscio di casa. C’è mezza Premier che non vede l’ora di poter far man bassa dei talenti del Napoli e di mezza serie A. Ci sono Koulibaly, Zielinski, Hysaj e quelle clausole di rescissioni che sono arma a doppio taglio. Ma che lasciano sempre aperte, in qualsiasi momento, la possibilità di un addio. Interpretiamo in maniera romantica le parole di Sarri: come un papà che vorrebbe tenere stretti a sé tutti i figlioli che giorno dopo giorno crescono. E che magari d’improvviso hanno altre ambizioni. D’altronde Higuain, giusto per fare un nome, è andato via non solo perché c’era una clausola, ma anche perché ha messo un nome e cognome in calce a un contratto. Quello del suo trasferimento. Sarri pensa, ma lo sanno tutti, che quelli forti vanno tenuti. Senza nessuna rinuncia. Tutti questi baby nati dopo il 1990 possono diventare ancora più forti. Grazie al suo lavoro. E che presto, molto presto, questo gruppo potrebbe essere competitivo per il primo posto e per lo scudetto. Sì, Sarri ci crede davvero. Ora dice che «è una cazzata» pensare di poter lottare fianco a fianco con la Juventus, ma è sicuro di avere tra le mani una macchina che con piccoli, piccolissimi innesti (e senza clamorosi addii) possa aprire un bel ciclo di successi. Peraltro timori, forse eccessivi. Il Napoli ha resistito tante volte alle decine di milioni sul tavolo per Hamsik. E anche la passata estate il no al Chelsea per Koulibaly ha fatto scalpore (quasi 50 milioni rifiutati). Poi, chiaro: a leggere dei 40 milioni che Tottenham e ancora Chelsea sarebbero disposto a spendere per Diawara o dei 30 del Manchester United per Hysaj tutto può succedere.

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Fonte: Il Mattino

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