Azzurri col magone: non convocati dalle loro nazionali sperano nella prossima

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In teoria, sarebbero 13. In pratica, 11 giusti. Eh sì perché Milik è lì, ma può solo guardare. Che poi fa parte della terapia prescritta, quella con la sollecitazione dei neuroni Mirror. Un protocollo scientifico, roba da premio Nobel. Guardi e non dimentichi. Piscina, cyclette e terapie allora. Ma pure occhio agli altri che giocano. Pare stimoli la mente. Tenga viva quella parte del cervello in cui si elaborano i gesti tecnici e i movimenti abituali. Così è. Sembra. E Milik osserva. Gabbiadini invece aspetta. E’ già di rientro e vuol capire che s’è fatto davvero. Il polpaccio gli ha dato noie in nazionale. Oggi fa i controlli e si valuta. Comunque, è out. E pure lui di fatto non c’è. Castel Volturno svuotata. Se non arrivano un po’ di ragazzini della Primavera, neanche una partitina ci organizzi. Neppure di quelle a pressione a metà campo. Sono contati. Quindici quelli convocati: record in novant’anni di storia. Non era mai successo. Orgoglio, certo. Però anche una onesta scocciatura. E qualche sbuffo. Ma qui le sigarette di Sarri proprio non c’entrano. Una settimana e più di allenamenti senza poter far nulla o quasi. Né tattica né altro. E anche col fisico puoi poco. Il paradosso è che chi dovrebbe riposare, nemmeno c’è. Chi gioca troppo nel Napoli, lo fa pure nel suo paese. Altro che sosta. Per Sarri è immobilizzo o quasi. Il calcio delle grandi squadre ha storture e privilegi apparenti. Più la rosa si allunga e s’alza il livello, più ne vanno via. E tutti insieme. Sono undici a castel Volturno. E a dirla tutta, c’è quasi da star contenti. Poteva pure andare peggio. O anche meglio, direbbe chi non è stato convocato. Strinic a casa, una botta al morale. Sperava di andarci. Voleva, soprattutto. L’ultima volta con la Croazia c’era. Ora no. Storie varie e ognuno di quelli che sono rimasti ha la sua. Aspettative, sogni, anche rassegnazione per qualcuno. Maggio ormai neanche ci pensa più, ha chiuso da un po’ con l’Italia. Giaccherini però no. Era all’Europeo con Conte. Ma se giochi poco è difficile proporsi. Così come se sei sotto quelli che erano i tuoi livelli (diventati) soliti. Jorginho è in flessione e con Ventura non è mai stato chiamato. Tonelli, figurarsi: aspetta ancora il debutto. Albiol invece è (stato) fermo da un po’ e solo da oggi torna in gruppo. Out col Napoli. Ma fuori pure dal giro della Spagna. Come Rafael. Che pure col Brasile ci ha giocato: era l’erede designato di Julio Cesar. Mentre Allan è lì che attende fiducioso, da tanto, troppo, e mai è stato nei 23. C’è tempo, si dice. Come per Sepe e Roberto Insigne. Giovani e talentuosi. Verrà il momento. Un giorno. Forse. La priorità ora è dimostrare d’essere da Napoli. Un azzurro può tirare l’altro. Intanto sono a Castel Volturno. Con tutti gli altri. E tutti i giorni. Sì, anche durante la sosta.

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Fonte: CdS Campania

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