Ad un certo punto, Gaetano Fontana non ci sperava più. Non sperava più di rientrare nel calcio, dopo quanto era successo domenica 10 novembre 2013 allo stadio Arechi di Salerno, teatro di Salernitana-Nocerina. Ricordate? Gaetano allenava la Nocerina. A causa delle minacce di un gruppo di ultrà, alcuni giocatori di Fontana finsero di essersi infortunati. La gara venne sospesa dall’arbitro dopo venti minuti: la Nocerina aveva solo sei giocatori in campo. Secondo il regolamento, il numero minimo doveva essere di sette. Fontana si dimise immediatamente, ma continuò ad allenare la squadra anche dopo la sua esclusione, per illecito sportivo, dal campionato di Prima Divisione Lega Pro. Fontana non c’entrava nulla, ma venne trasformato in un capro espiatorio dalla zelante giustizia sportiva che il 29 gennaio 2014 lo squalificò per 3 anni e 6 mesi. Il 22 marzo 2016 il tecnico è stato graziato, evitando di scontare gli ultimi 15 mesi. Meglio tardi che mai.
GRAZIE STABIESI. Capite quindi perché, il primo sentimento che oggi l’allenatore calabrese manifesta sia la gratitudine. «Quando arrivò la squalifica, avvertii netta la sensazione di avere subito una macroscopica ingiustizia. Rifiutai il patteggiamento, non avendo nulla da patteggiare. Alla fine, la verità è venuta a galla, anche se ho sofferto molto lontano dal campo. A Nocera ho vissuto due anni e mezzo favolosi prima di quella tragedia sportiva. Sono grato alla Juve Stabia per avermi ridato tutto ciò che credevo di avere perso per sempre».
IL RIGORE DI RIPA. Fontana ha conquistato le Vespe coniugando la vocazione al bel gioco con la gestione psicologica della squadra che tiene sempre in primo piano l’unità del gruppo, con un occhio di riguardo per tutti. Come quando Kanouté avrebbe voluto calciare il penalty contro la Vibonese, affidato invece a Ripa, rigorista designato da Fontana, al rientro dopo l’assenza lunga un anno e già autore di una doppietta nella stessa partita. «Le gerarchie si rispettano – rammenta Fontana – Per questo ho voluto fosse Ripa ad andare sul dischetto. E dopo la trasformazione, ho abbracciato Kanouté per un minuto. Il ragazzo ha capito le ragioni della mia scelta, gli ho spiegato che il mio giudizio sulla sua prestazione non poteva essere condizionato dal tiro dagli undici metri. E poi Ripa, aveva bisogno di togliersi la soddisfazione di una tripletta, dopo tutto ciò che aveva passato. Kanouté ha compreso la mia decisione. Basta parlarsi. Bisogna parlarsi sempre».MASTALLI E DEL PIERO. La Juve Stabia è un gran bel collettivo con un fiore all’occhiello: si chiama Alessandro Mastalli, ha 20 anni, ruolo centrocampista centrale. E’ un altro talento calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Milan, dov’era approdato quattro anni fa dal Bologna. Mastalli è in prestito alla Juve Stabia e sta giocando alla grande. Fontana ne è entusiasta: «Alessandro è arrivato da noi in punta di piedi, entrando subito nel gruppo con la mentalità giusta. E’ un ragazzo serio, educato, il suo rendimento cresce partita dopo partita. Soprattutto, è umile. Per questo non ho remore ad elogiarlo pubblicamente poiché so che, questo, sarà un ulteriore stimolo per la sua crescita. Caratterialmente, mi ricorda il giovane Del Piero che io ho avuto la fortuna di incrociare a Padova, quando eravamo compagni di squadra nel periodo 91-’93. Diventare un campione dipenderà solo da Mastalli: qui ha trovato l’ambiente ideale. Sentiremo parlare di lui».
MAESTRO SARRI. L’impressione, parlando con Fontana, è che sia davvero un ottimo psicologo e un educatore di giocatori, prima ancora che l’allenatore. Saranno le traversie che ha dovuto superare, sarà la fiducia che nutre nel suo gruppo. «L’esempio viene da Sarri, un vero maestro sul campo e fuori dal campo. Gli allenatori della mia generazione devono imparare molto da lui».Corriere dello Sport
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